Qual è stata la tua prima esperienza con la musica rap e cosa ti ha spinto a intraprendere questa carriera artistica?
Non ricordo la prima in assoluto, credo risalga alle scuole medie, ma in quegli anni ero poco interessato alla musica e non mi stimolò particolarmente, ricordo però che tra i miei coetanei erano in voga brani mainstream di Fabri Fibra, Fedez o i Club Dogo. A dirla tutta ho anche un ricordo di un mio compagno di classe che parlava di Bassi Maestro.
Il punto di svolta c’è stato a 16/17 anni, facevo il liceo e avevo conosciuto Nicola, ora un mio grande amico che ascoltava praticamente solo rap. Ricordo che il primo brano che mi fece ascoltare fu Wasabi 2.0 di Tedua e mi piacque da subito, non riuscii neanche a capire perché, ma mi aveva incuriosito molto.
Nonostante ciò la mia passione non era ancora cresciuta molto e mi limitavo ad ascoltare qualcosa con lui quando uscivamo insieme. Lo stesso anno andai in Inghilterra per fare un semestre di scuola all’estero e lì, sentendo la mancanza dell’italiano, chiesi a Nicola di mandarmi qualcosa da ascoltare. Da quel giorno, per tutta la durata della mia permanenza fuori, mi mandò un brano al giorno, praticamente istruendomi sul genere, dalla nascita dell’hip-hop ai risvolti contemporanei, la mia passione ha subito una crescita esponenziale in quel periodo e sarò sempre grato a Nicola per questo.
C’è da dire che il mio apprezzamento per la poesia e la letteratura, che invece c’è da molto prima, ha giocato un ruolo importante nel farmi avvicinare al genere.
Come descriveresti il tuo stile musicale e quali sono le principali influenze che si riflettono nella tua musica?
Al momento il mio stile è un work-in-progress. De amore et obsessione segna la fine di un periodo di sperimentazione, da qualche tempo sto cercando una direzione più precisa che mi permetta di trovare l’intersezione tra ciò che mi piace fare, ciò che so fare meglio e ciò che il pubblico apprezza di più. Sicuramente ho un’attitude malinconica, la tendenza all’introspezione, al gioco di parole, all’utilizzo sovente di metafore e allitterazioni.
Sono stato molto influenzato dalle mie preferenze letterarie, do molta importanza alla scrittura del brano sicuramente e ho un’inclinazione naturale verso l’utilizzo di figure retoriche. A livello musicale in Italia sono stato molto ispirato da Rkomi e da Fabri Fibra, come atmosfera cerco di variare ma ho un debole per la musica nera in generale, anche se mi piace spaziare tra generi.
In futuro credo che il mio “genere” diventerà un rap con influenze R&B, grande focus sui testi e atmosfere rilassate, ma non voglio precludermi nulla, conoscendomi è probabile che saltino fuori influenze da molti altri generi, culture e settori.
Parlando dei tuoi testi, quali temi e argomenti ti senti più incline ad affrontare e perché?
Da quando ho iniziato a scrivere, prima di dedicarmi alle canzoni, ho sempre avuto la tendenza e forse la necessità a parlare di me stesso. Non per narcisismo, quanto più per sfogo o bisogno di spiegarmi a me stesso. Trovo che la scrittura sia un’attività quasi catartica, mi permette di concretizzare idee, pensieri ed emozioni, trasferendoli su carte, dandomi la possibilità di comprenderli e ordinarli. Ho una naturale tendenza all’introspezione, quindi sicuramente i testi conscious mi vengono più istintivamente.
Mi piace anche molto scrivere d’amore o tematiche correlate, credo di essere nato già romantico. Detto ciò sicuramente apprezzo molte tematiche, mi piace parlare di: critica sociale, però è una cosa che faccio con parsimonia in quanto credo sia un tema da trattare con grande attenzione, di rivalsa, perché è un tema che sento personalmente vicino a me oltre che rappresentativo del genere, di idee che mi ispirano durante la mia vita quotidiana, come ho fatto in “Tram”, dove il tram mi ha fatto pensare alla mia necessità di trovare una strada precisa, invidioso dei binari che lo portano alla meta.
Infine, mi piace anche parlare di nulla ma farlo con un certo criterio stilistico, anche qui un classico trend del rap, apprezzo molto i brani anche carenti in quanto a contenuti ma pieni di spunti stilistici interessanti, che sia per figure retoriche, flow o altro.
Qual è stato il momento più emozionante o gratificante della tua carriera fino ad oggi e perché è stato così significativo per te?
Per ora le mie vittorie non sono professionali ma personali. Le situazioni che mi hanno reso più contento sono quelle in cui ho trovato il supporto e l’approvazione di persone per me importanti, o l’interesse di qualcuno che lavora nel settore. Sarà un clichè, ma io fino a qualche anno fa non avevo un bel rapporto con mia mamma, ora che invece si è aggiustato, so che lei mi ascolta su Spotify mentre lava i piatti in casa, ad esempio, e questo per me è molto gratificante. L’altra cosa che trovo molto soddisfacente è aver trovato dei collaboratori in ambiti più o meno collaterali (manager, grafico, videomaker, producer...) che credono in me e che apprezzano la mia musica al punto da prendere un rischio d’impresa e lavorare con me per ottenere un successo collettivo. La squadra con cui lavoro è molto importante per me.
Quali sfide hai dovuto affrontare nel percorso verso il successo nella scena musicale rap e come hai superato queste sfide?
Premesso che “successo” è un termine ombrello che ha significato diverso per tutti, sicuramente sono ancora molto lontano dal successo commerciale.
Comunque da quando ho iniziato a fare tutto da indipendente ad oggi sono cambiate molte cose, come il tempo che dedico alla musica, che è in costante aumento, le abilità che ho dovuto apprendere e che continuo a sviluppare (in vari ambiti più o meno collaterali: canto, respirazione, gestione team di lavoro, networking, comunicazione online, gestione social network etc.). Ad oggi la difficoltà crescente è che ci sono sempre più cose di cui tenere conto, più tempo richiesto per poterci lavorare, più scadenze dovute anche ai tempi del mercato.
Finora ho superato tutto grazie alla passione, che rende tutto più semplice perché mi permette di vivere un qualunque sacrificio con più leggerezza, alla costanza, e alla collaborazione di persone di cui mi fido, che mi stanno vicino e si impegnano per portare avanti il progetto. Senza una mano non riuscirei a fare tutto.
Infine, quali sono i tuoi progetti futuri nel mondo della musica rap e cosa possiamo aspettarci dai tuoi prossimi lavori?
Attualmente sto cercando di costruire il mio stile a tutto tondo, musicalmente come testi, idee, temi, sound, tratti particolari delle basi, generi da cui farmi contaminare etc. Sto piano piano lavorando all’intersezione tra ciò che mi viene meglio, ciò che mi piace fare di più e ciò che il pubblico apprezza maggiormente.
A tal proposito, De amore et obsessione è l’ultimo singolo (rilasciato, ce ne sono altri da parte) di una serie di sperimentazioni personali. Da un po’ di tempo sentivo il bisogno di fare qualcosa di più mio e più identitario, perciò sto lavorando ad un progetto leggermente più sostanzioso, composto da brani con un’identità più precisa e più coerenti l’uno con l’altro.
Questo è il primo passo verso il nuovo progetto di Subaru, non vedo l’ora che esca il primo brano. Anche in questo caso però, sono già consapevole che ci sia un’altra evoluzione in arrivo, abbiamo quasi terminato il nuovo progetto, ma stiamo già lavorando al prossimo.