Giannutri è una band italiana. Il loro ultimo singolo s'intitola "Lucio e Fabio", disponibile dal 27 marzo 2020. Anticipa il nuovo disco “Al ritorno dalla campagna”.

Com'è nata la vostra band? Che musica fate?

La band è nata parecchi anni fa, ha percorso varie mutazioni genetiche fino ad assumere la forma dei Giannutri, più o meno 5 anni fa, ovvero Edoardo e Luca. Suoniamo pop rock, più latino nel primo disco “Avventure Tropicali”, più schitarrante nel nostro secondo disco in uscita a settembre di quest’anno e intitolato “Al ritorno dalla campagna”. Non abbiamo ancora capito la definizione “cantautorato indie” che in tanti ci appioppano, ma non ci sembra di essere quella roba lì.

Quali sono state le tappe più importanti del vostro percorso musicale?

L’uscita dei due dischi, “Avventure Tropicali” nel 2017 e “Al ritorno dalla campagna” che uscirà a settembre del 2020, sono le milestones principali. In mezzo tanti viaggi e tante esperienze condivise che hanno nutrito il nostro progetto.

E' uscito il nuovo singolo “Lucio e Fabio”. Ce ne volete parlare?

Lucio e Fabio è un brano pop corn, semplice e descrittivo, che racconta di due ragazzi che attraversano la campagna e, con essa, la loro gioventù. È un flash back di certi pomeriggi estivi a casa di cugini e amici, persi tra i campi e le campagne.

Qual è il messaggio che volete comunicare attraverso le vostre canzoni?

Il messaggio varia. Alcune canzoni sono più spensierate, altre toccano certi temi più sociali, la periferia, l’immigrazione, il lontano e il diverso. Cose che possono risultare negative, se fraintese. Crediamo servano occhiali buoni per leggere il mondo.

Cosa pensate della situazione attuale riguardante i concerti?

Non suoniamo molto dal vivo visto che Edoardo vive stabilmente nel continente nero paraponzi ponzi po, e quindi l’attività live è piuttosto striminzita. Rispetto allo scenario in Italia, è uno scenario difficile, anche se non impossibile. Una volta ogni pub era un potenziale palco. Ora c’è più selezione da parte dei locali, meno spazio per tutti gli strumenti, e anche più individualismo da parte di tutti: pubblico e artisti, cose che una volta costituivano “la scena”.  Insomma, tutto molto coerente con la nostra società super liberista, gasata e globalista. Ora non ho tempo di spiegare il nesso logico ma c’è, fidatevi.

Ci sono degli artisti a cui vi ispirate per la vostra musica?

Ci ispiriamo molto ai cantautori italiani, vecchi e nuovi: Concato, Battisti, De Andrè…e poi Limone, Giorgio Poi e altri.

Quali sono i pro e i contro dell'era digitale?

Una mezza spiegazione la trovate due risposte fa. Se digitale fa rima con globale e globale fa rima con tutto uguale…allora noi a casa stale, invece che al concelto socializzale.

Come vedete il futuro della musica?

È come chiedere il futuro di Dio. La musica è immortale perché non appartiene all’uomo, l’uomo è il suo strumento. Amen.