Disponibile su tutte le piattaforme da sabato 6 aprile 2024 il primo EP di Donïa Nö. “Finché sono viva” è una serie di danze macabre. Ci sono elettronica e chitarre distorte, cassa in quattro e ritmi tribali, sospiri e urla, il tutto volto come a compiere un esorcismo di sé. La paura della morte, le pressioni sociali e il femminismo sono alcune delle tematiche dei suoi brani, già anticipate nei primi due singoli usciti lo scorso anno. Al centro, il bisogno di esternare un disagio profondo e di liberarsi da un peso sul petto che non fa respirare, sintomo di un’ansia post-moderna su cui la musica di Donïa Nö vuol provare a farci ballare.
Abbiamo provato a conoscerla maglio ripercorrendo i suoi inizi:
La prima canzone di cui hai dei ricordi?
Non saprei dire bene la prima in assoluto. I miei genitori ascoltavano vari generi musicali quindi ho ricordo di brani come “Caught somewhere in time” degli Iron Maiden ma anche “Nessun Rimpianto” degli 883, per citarne giusto un paio.
Il primo poster che hai appeso in cameretta?
Credo un poster dei Finley di cui ero grande fan, preso da qualche rivista come “Cioè” … e ne ricordo anche uno adesivo di Eminem.
Il primo strumento che hai avuto?
L’unico che volevo: una chitarra quando avevo otto anni e che chiedevo da quando ne avevo circa sei.
Il primo brano che hai scritto e cosa ne pensi di lui adesso?
Il primo brano che ho scritto completamente da sola è stato “The Silence”. Mi piace ancora ma fa parte già del passato per me, anche se riascoltarlo mi rende comunque orgogliosa e mi ricorda come è iniziato questo progetto: totalmente a caso dopo una brutta giornata.
La prima critica negativa che hai ricevuto e come ti ha influenzato?
Sono abbastanza orgogliosa e a volte insicura, per cui le critiche all’inizio facevo fatica a gestirle, mi facevano dubitare delle mie capacità e se fosse il caso continuare. La prima critica probabilmente è stata che quello che scrivevo era troppo particolare, troppo di nicchia e che era ancora da maturare. Ho più che altro cercato di migliorare per quanto riguarda l’ultima. Delle critiche, se costruttive, adesso ne faccio tesoro purché per me effettivamente abbiano senso e che mi vengano dette con rispetto.
Il primo concerto a cui hai assistito?
Credo che i miei genitori mi abbiano portato a un concerto di Anna Oxa o di Michele Zarrillo tra i primi in assoluto. Ero veramente piccola e metà live l’ho assistito dormendo in braccio a loro, questo lo ricordo bene.
La prima volta che hai suonato dal vivo?
La prima volta che ho suonato in assoluto con una band è stato per una festa a tema “Fluo”… avevo 18 anni e l’avevamo organizzata noi appositamente per suonare per la prima volta in pubblico. Ricordo che non sentivo nulla e che però mi sono ovviamente divertita molto.