I Reynolds sono una band italiana. I loro singoli di debutto sono Veleno + VxF.

Com'è nata la vostra band? Che musica fate?

La band nasce nel 2017, come ci piace raccontare, “dal casuale incontro di vecchie conoscenze al bancone di un bar”. Se dobbiamo scegliere un genere probabilmente l’alternative rock è quello che più ci si addice.

Quali sono state le tappe più importanti del vostro percorso musicale?

Sicuramente trovare la line up “giusta” per come volevamo che Reynolds suonasse e registrare il nostro album.

Sono usciti i vostri singoli di debutto Veleno + VxF. Ce ne volete parlare?

Veleno ci piace riassumerlo come “spleen alcolico di fine serata”. VxF, invece, è il pensiero ricorrente di questa epoca, dove siamo circondati di stimoli continui, ma vuoti.

Qual è il messaggio che volete comunicare attraverso le vostre canzoni?

Reynolds è il nome invocato da Edgar Allan Poe sul letto di morte: nessuno ha mai saputo a chi si riferisse. Il tema dell’album è la paura, in tutte le sue forme. E il tentativo di vincerla.

Ci sono degli artisti a cui vi ispirate per la vostra musica?

Arriviamo da un background generale di rock/metal: ci sono Marylin Manson, Foo Fighters, BMTH, Slipknot. Ma non abbiamo mai attinto direttamente da questi artisti, piuttosto cercato di far quadrare al meglio tutte queste influenze in fase di scrittura.

Quali sono i pro e i contro dell'era digitale?

La possibilità di autogestirsi in toto, tra pubblicazione e comunicazione social, è quanto di più “vero” ci sia per un artista. L’altro lato della medaglia è ovviamente il fatto di essere pesci minuscoli in un oceano, per cui bisogna armarsi di buona pazienza... e buone canzoni.

Cosa possiamo aspettarci per il futuro della musica?

Nel medio periodo, forse sarà più facile per i “piccoli” organizzare tour e concerti: gli spazi rimangono e hanno meno costi di gestione di artisti più grossi. Tutto a discapito della produzione, ovviamente, ma la coperta è corta.. :)