Il cantautore Davide Solfrini ci presenta il suo nuovo album "Ultravivere" che sarà disponibile dal 25 settembre 2020.

Quali sono state le esperienze che ti hanno maggiormente formato?

Parlando di musica non ci sono esperienze particolarmente rilevanti rispetto ad altre, ho sempre suonato, ascoltato musica e conosciuto musicisti e appassionati, questo, insieme alle cose quotidiane ha costruito il mio modo di esprimermi.

"Ultravivere" è il tuo nuovo disco. Ce ne vuoi parlare?

E' un album maturato molto lentamente, nei ritagli di tempo rubati a lavoro, famiglia ed alla vita di corsa che mi ha coinvolto negli ultimi anni.
Con il concetto di Ultravivere volevo esprimere questo bisogno di velocità che ci ossessiona, ma anche il voler esibire sempre la “vita al massimo” che emerge dai social e non solo. Pretendiamo di mostrare foto e immagini di situazioni, amici, viaggi e vacanze sempre perfette, ci illudiamo di non invecchiare attraverso i filtri e le app. Poi c’è tutto il resto, ad esempio con Amazon diamo per scontato che la normalità sia avere tutto in 24h. Siamo ultravivi, ultraveloci e ultratutto…
Ovviamente le canzoni parlano anche di altro, non mi piacciono artisti o intellettuali che fanno la morale “antimoderna” o filippiche varie, il mondo di oggi in fondo non è male.

Qual è il messaggio che vuoi comunicare attraverso le tue canzoni?

Che grazie a Dio esiste l’imperfezione e l’ambiguità. Poi come tutti ho anche qualche canzone d’amore o qualcosa di simile.

Autoproduzione oggi. Qual è la tua visione?

Forse l’unica strada. Tanti giovanissimi di oggi hanno dimostrato di avere più intuito e capacità dei grandi colossi ormai agonizzanti, secondo me è una cosa positiva. Peccato che come in ogni settore restano invariate 2 cose, la prima è che comunque servono soldi e promozione, la seconda è che quando una cosa funziona tutto si standardizza in quella direzione.

Ci sono degli artisti a cui ti ispiri per la tua musica?

Tutta la musica sia inglese che americana dagli anni 60 ad oggi, mi piace la new wave, il folk rock, dagli Smiths a Neil Young ai Guided by Voices fino agli Editors e Kurt Vile e tanta musica sconosciuta ai più. Di italiani mi piacciono Bennato, Graziani, Sergio Caputo e pochi altri.

In che modo il web e i social possono essere utili per l'attività di un artista?

Per chi li sa gestire sono praticamente il mondo reale. Più che utili sono indispensabili, anche se io appartengo alla categoria dei meno abili.

Come vedi il futuro della musica?

Per me il pop ed il rock’n’roll scompariranno definitivamente, un po’ come dopo il rinascimento è scomparsa l’arte di affrescare le chiese (…). In fondo è naturale che ogni epoca abbia la sua forma di espressione. Da una parte me ne faccio una ragione, dall’altra pensare che lascerò mio figlio nel medioevo del reggeton o qualcosa di peggio non mi fa sentire benissimo.