Fuori dall’hype. No, non si parla dei PTN. Hype è inteso come rumore negativo, copertina plastica di una modus operandi che tende a privilegiare gli aspetti consumistici del lavoro dell’artista. Flussi, likes, algoritmi: la musica diviene una sorta di catena di montaggio asettica. Ma queste sono cose che leggiamo ovunque: le critiche al sistema “musica” sono oggettivamente una gallina dalle uova d’oro per gli addetti al settore. La chiacchierata di oggi è invece con Andrea Liuzza, creatore e fondatore di una piccola etichetta indipendente, Beautiful Losers. Piccole cose da sapere: nasce nel 2018 in provincia di Vicenza. Il genere di riferimento è il nuovo cantautorato indie internazionale (Bon Iver, Midlake, St. Vincent, Daughter, etc.) e l’idea di base è quello di offrire un servizio “full optional” curando sia la parte musicale che l’aspetto visuale. Il primo disco registrato, mixato e pubblicato è stato l'esordio di An Early Bird, "Of Ghosts And Marvels". In sequenza, poi sono usciti "Bed Sea Walks" di A Red Idea, "Songs From My Imaginary Youth" di Are You Real?, "Cosmography" di Matt Mun. Di prossima pubblicazione saranno le produzioni di Violé Blanc e Leptons. Da ricordare la collaborazione con Pipapop Records con cui hanno pubblicato due compilations. Abbiamo incontrato Andrea e gli abbiamo rivolto le fatidiche domande.


Quale è il background dietro Beautiful Losers? Quanto le esperienze di Andrea hanno influito sulla nascita di BL?

Da musicista troppo spesso ho visto etichette speculare sugli artisti. Pubblicano CD auto-prodotti, chiedono soldi e, dopo tre mesi, tanti saluti. Beautiful Losers nasce per prendersi cura dei suoi artisti e difendere un’idea di musica. Seguo personalmente la produzione di tutti i nostri progetti. Con gli artisti si crea un legame, cresciamo assieme. E cerchiamo di fare solo musica non commerciale, che esprima qualcosa di autentico.

Il nome: perché Beautiful Losers?

“Losers” rimanda alla musica alternativa degli anni ’90, la scena con cui sono cresciuto. Ma “Beautiful Losers” è anche il titolo di un romanzo di Leonard Cohen. I suoi versi sono magia, lui è il nostro nume tutelare.

Bellissimi perdenti... ma non siamo quelli sempre perfetti e vincenti? Cosa significa essere perdenti in un mondo di vincenti?

Non mi piacciono i maschi alpha, i tronisti, gli influencer. Mi piacciono quelli che a ricreazione erano outsider. Magari avevano un mondo dentro che cercavano di esprimere nei disegni, nella scrittura, nella musica. Mi piacciono i pesci fuor d’acqua. Quelli che cercano di essere se stessi, e basta.


Mi collego alla domanda precedente: in una società di vincenti e perfetti, la musica è davvero solo questione di numeri e streaming?

I numeri sono drogati, lo sappiamo tutti. Gli stream, i follower, i like si comprano. Anche i big li comprano, per piazzare singoli in classifica. E’ una catena che ognuno di noi può interrompere. L’artista non cedendo a logiche meschine. Chi fa informazione, dando spazio a chi ha qualcosa da dire, non a chi urla più forte. Siamo noi a fare il mondo che vediamo, a renderlo migliore o peggiore.

Parlami dei progetti pubblicati. Qual’é stato il più complesso? A quale sei più affezionato?

Nessuno batte in complessità i Leptons. Abbiamo progetti con 75 tracce. Questo disco uscirà in primavera. Fra quelli pubblicati sono molto affezionato ad A Red Idea, che scrive con una classe che hanno in pochi, e Matt Mun, che ha un immaginario potente.

Come si collocano i progetti di BL all’interno del panorama italiano?

Si stanno ritagliando il loro spazio. Siamo in una nicchia in cui artisti come Be Forest o Any Other sono riusciti ad affermarsi. Lo meritano, ma anche altri lo meriterebbero. Spero di lavorare abbastanza bene perché questo avvenga.

E’ difficile portare avanti progetti come BL? Intendo dal punto di vista economico. Come affrontate le spese?

Guadagni significativi non ce ne sono. Si tratta di produzioni in cui ognuno mette quello che può e si va avanti al meglio.

Fate in modo di seguire i vostri artisti a 360gradi. Curate video, comunicazione. Qual è il vostro punto di forza in questo approccio globale?

I progetti che funzionano sono quelli che ruotano attorno ad un’idea. A volte un musicista non è la persona migliore per rendersene conto. Non sa vedersi da fuori. A questo serve un produttore artistico. Nel lavoro fatto insieme, tutti i nostri progetti sono cresciuti enormemente.

Fai autocritica. In cosa si potrebbe migliorare?

Ho bisogno di collaboratori che mi aiutino ad affrontare la comunicazione quotidiana. Non riesco più a seguire tutto.

Il logo di BL. Dimmi qualcosa di più.

Nel logo ci sono due auricolari. Per me il modo più bello di ascoltare musica è con le cuffie. Poi abbiamo un disegno in cui un personaggio tiene in mano una luna. Mi faceva pensare a quando scopri un tesoro musicale.

Consiglieresti BL ad un artista emergente? Perché?

Certo, se si riconosce nelle cose che ho scritto. Un’etichetta non è un’agenzia che vende assicurazioni. E’ una casa, che l’artista contribuisce a costruire. Se un artista si sente un po’ beautiful loser, la porta è aperta.

Francesco Pastore