Chitarrista, compositore, cantante, insegnante, autore, tastierista, Gabriele Mellia è ossessionato dalla musica. ‘’Non sono io’’ è il nome del suo progetto con il quale vuole diffondere la sua musica originale.

Come ti sei avvicinato alla musica?

Avevo circa tre anni. Nella casa al mare di mia nonna troneggiava un vecchissimo pianoforte mezzacoda. In estate mi arrampicavo sul seggiolino e battevo qualche nota con le dita. Alla scuola materna la mia maestra una volta disse a mia madre “Gabriele si è iscritto al corso di pianoforte”. Avevo 4 anni e da allora non ho avuto pace. E lo esprimo in questa maniera, perché la mia è una ossessione, purtroppo e per fortuna.

Quali sono le esperienze che ti hanno formato maggiormente?

Durante i miei anni di studio della chitarra (mio strumento principale, ahimè), ho avuto la possibilità di essere messo alla prova esattamente come potrebbe essere messo alla prova un professionista. Ma le esperienze più formative sono sicuramente state quelle in cui ciò che veniva richiesto era (ed è) un apporto creativo, oltre che tecnico-pratico. Ritengo comunque fondamentale l’aspetto “panico” dell’arte: non vedo distinzioni tra musica, letteratura, arti figurative e performative. Si attinge da tutto e ci si riempie e svuota da tutto. Landolfi dice “non si fa letteratura con la letteratura, non si fa musica con la musica” e io credo fermamente in questo assioma.

Quali sono i tuoi progetti attuali e per il futuro?

Oggi sto vivendo un momento molto intenso che spero continui in maniera esponenziale. Oltre alla mia attività di insegnante (sia a scuola che privatamente), ho da qualche mese iniziato una collaborazione con la cooperativa ‘’Allegro Moderato’’ dove insegno strumento ad un ragazzo con disagio mentale e con la quale ho intrapreso un percorso musicale con la loro band fatta da professionisti e da ragazzi con disabilità varie. Abbiamo fatto vari concerti e ne abbiamo altri in programma. Ho poi un progetto mio chiamato ‘’Nonsonoio’’, dove scrivo, canto, suono chitarra e tastiere ed un progetto di una mia amica, Ginevra, dove suono la chitarra. Con il primo abbiamo inciso un Ep e stiamo partecipando ad alcuni contest a livello nazionale. Con Ginevra, invece, già abbiamo fatto qualche data e ci aspetta una primavera ed una estate molto carica.

Riguardo la diffusione della musica inedita. Quali sono le difficoltà per un cantautore che vuole proporre la propria musica ai locali, club, eventi live?

Il tema diffusione è un tasto dolente. In Italia se suoni poco e non hai nessuno alle spalle che ti supporti (ufficio stampa, booking, etichette) riuscire davvero a promuoversi è difficile. O si è in possesso di un ottimo prodotto e un’ottima campagna social attraente e personale oppure si fa una fatica immane. E gli scarsi risultati ovviamente demoralizzano un po’. Però non voglio demordere. Fondamentale è credere in ciò che si sta facendo, perché per me ciò che faccio è anche ciò che sono. Sono un musicista e offro me stesso, sempre.

In che modo il web e i social possono aiutare un artista a farsi conoscere?

Il web oggi è il primo e più importante biglietto da visita per un artista. Da un lato è qualcosa di molto positivo perché si ha a disposizione un canale potentissimo, enorme e capace di sviluppare connessioni infinite in tutti i campi; dall’altro chi non è in grado di sfruttarlo bene si trova in una condizione dove l’esser da soli nella costruzione della propria immagine può non portare da nessuna parte. L’immediato, oggi, è la parola d’ordine.

Che cantautori consiglieresti di ascoltare?

Io sono da sempre innamorato di Lucio Dalla. Mio padre lo metteva in macchina quando ero bambino (una cassetta di Dallamericaruso comprata su tv sorrisi e canzoni nel ‘93). Credo che sia stato l’unico ad essere musica sempre, sia sul palco che nella vita. Era suono e lo è ancora. Oggi ascolto anche altro, ovviamente. Sicuramente direi Bon Iver, ma anche Iosonouncane (nel quale ho trovato un po’ di Lucio Dalla). Ne potrei elencare a decine, ma forse diventerei prolisso e non credo sia il caso.

Il mestiere dell’artista ‘’oggi e domani’’. Qual è la tua visione?

Finché l’artista farà di tutto per “togliersi di mezzo”, togliere il suo “io” dalla scena per diventare esso stesso capolavoro, esso stesso scena, esso stesso arte, allora non ci sarà mai un oggi ed un domani, ma solo un adesso.