Andrea Mogavero è un flautista italiano. Il suo nuovo lavoro s'intitola “Mendelssohn: 3 Flute Sonatas 1820, 1823, 1838 ”.

Ci parli dei tuoi studi musicali?

Ho cominciato a studiare privatamente con Angelo Malerba, grande docente, per poi entrare in conservatorio a Lecce (Tito Schipa). Ho frequentato il conservatorio "N. Rota" di Monopoli e l'Istituto Musicale Pareggiato "G. Paisiello" di Taranto; inoltre sono stato invitato a frequentare l'Ecole Normale de Musique "A. Cortot" de Paris da Shigenori Kudo in persona, ma all'ultimo momento ho detto di no. Successivamente ho cominciato a studiare con Andrea Griminelli. Ho anche studiato canto lirico per quattro anni con Vanna Camassa, l'ultima allieva di Tito Schipa, classe 1913 se non erro... donna d'altri tempi, una scuola di vita che non dimenticherò mai.

Quali sono state le esperienze che ti hanno maggiormente formato?

Sicuramente le lezioni di musica da camera con Anna Fasanella a Taranto dal 2010 al 2012, è stato un periodo intenso ma anche divertente. E poi le lezioni con Andrea Griminelli, frequentare le sue masterclass, Andrea non è solo un grande flautista ma anche un ottimo insegnante...è come un bravo dottore: ti ascolta per pochi secondi e individua subito il problema e ti prescrive anche la cura! Sono stati estremamente formativi tutti i concerti fatti con Claudi Arimany, sul palco si apprende tantissimo, si apprende dagli errori, si apprende dalla paura. E' così che impari a controllare il suono e le dita, che sotto stress vanno un po' dove vogliono.

Andrea Mogavero

E' uscito il tuo nuovo lavoro “Mendelssohn: 3 Flute Sonatas 1820, 1823, 1838 ”. Ce ne vuoi parlare?

E' un progetto nato dopo un ascolto, quindi abbastanza per caso, ero in viaggio per Barcellona nel 2018, ascoltavo il violinista Francesco D'Orazio durante il volo e lì mi son detto: "perchè non registrare le tre sonate con il flauto? Nessuno le ha mai registrate insieme". Ma ne ho parlato alla casa discografica (la Da Vinci Publishing ad Osaka di Edmondo Filippini) alla fine del primo lockdown e ha detto di sì. Come dicevo si tratta di una prima mondiale, la prima volta che vengono registrate tutte e tre per flauto e una delle tre sonate (quella del 1820) è addirittura la prima volta che viene registrata con il mio strumento. Ovviamente le trascrizioni sono mie. Le ho registrate a Genova con Massimiliano Damerini.

Quali sono i progetti per il futuro?

A dicembre uscirà il mio quarto disco dedicato a Telemann e ad agosto registrerò il mio quinto album con il grande Claudi Arimany a Barcellona. Successivamente dovrò registrare altri quattro dischi. In questo momento sono molto concentrato sulla discografia, amo registrare. Mi piacerebbe però avere un Festival di musica classica, ma in questo momento storico è abbastanza rischioso, vedremo.

Quali sono i flautisti che ti hanno maggiormente influenzato nella tua carriera?

Socrate diceva: "L'insegnante mediocre racconta. Il bravo insegnante spiega. L'insegnante eccellente dimostra. Il maestro ispira.". Il primo maestro è fondamentale, sono stato fortunato a cominciare i miei studi con Angelo Malerba, lui "ispira". Ma anche Andrea Griminelli, Claudi Arimany, Shigenori Kudo, Michel Debost, Alain Marion, Marcel Moyse, Robert Stallman hanno influenzato enormemente i miei studi e il mio stile. Ma chi su tutti ha acceso (e continuato a far ardere) la fiamma è stato il maestro dei maestri: Jean-Pierre Rampal. Senza di lui io non sarei qui, artisticamente parlando. Purtroppo però non ho fatto in tempo a conoscerlo. Luciano Pavarotti lo ha definito "Il Dio del flauto" durante una diretta televisiva francese nel 1986. Rampal è come Pavarotti stesso è come la Callas o Leonardo da Vinci; non credo che nessuno possa e potrà mai mettersi in paragone.

Oggi fare il mestiere del musicista è particolarmente difficile. Qual'è la tua visione per il futuro?

Nera. Non voglio fare il catastrofista, ma sarà sempre più difficile. Negli ultimi quindici anni è cambiato tutto e in peggio. Siamo 7,7 miliardi di abitanti nel mondo, nel 1971 eravamo 'solo' 3,7 miliardi, siamo troppi ed il livello culturale è precipitato inesorabilmente. Se l'intrattenimento di massa propone solo letame (vedi praticamente il 90% dei programmi televisivi) che speranza ha la musica classica di sopravvivere a lungo termine? Ovviamente spero di sbagliare.

Che consiglio daresti a un musicista che sta iniziando?

In realtà non ho veri consigli da dare. Chi inizia deve essere consapevole che in Italia non ci sono molte possibilità, per fare una carriera seria ci si deve formare all'estero e soprattutto lavorare all'estero. E' poco carino da dire, ma è così. Ovviamente ringraziamo la nostra classe politica e le nostre istituzioni per questo degrado. Ai giovanissimi consiglio solo di stare il più lontano possibile dall' inutilità dei social, consiglio di "farsi il mazzo" e studiare il più possibile e di essere anche manager di se stessi come dico sempre. La Conoscenza è l'unica arma di sopravvivenza rimasta.