I Malumore sono una band di Modena. Il 15 aprile 2020 è uscito il loro ultimo singolo "Quieto Vivere".

Com'è nata la vostra band? Che musica fate?

Siamo nati dalle ceneri della band metalcore Act Of Departure, ufficialmente nel febbraio 2020. E’ arduo per noi definirci con un genere preciso, ci ritroviamo in numerose influenze che vanno dal rock italiano anni 90 passando per atmosfere goth fino al filone lo-fi rap moderno.

Quali sono state le esperienze che vi hanno maggiormente formato?

Riteniamo che un progetto musicale sia un percorso di crescita costante, come la vita. Per tanto speriamo di non sentirci mai del tutto formati per non chiuderci a future esperienze.

E' appena uscito il vostro singolo “Quieto Vivere”. Ce ne volete parlare?

Quieto Vivere nasce da un pomeriggio particolarmente ispirato: Il riff scritto dal nostro chitarrrista (Paul), è stato poi arricchito da versi che Antonio (cantante) inizialmente non aveva neanche in mente di utilizzare sopra un brano; ma dopo un primo ascolto l’abbiamo trovato un testo perfetto per esprimere al meglio l’atmosfera che suscita la strumentale.

Se doveste descrivere con tre parole la vostra musica, quale usereste?

Impulsiva, ragionata, contraddittoria.

Riguardo la diffusione della musica inedita. Quali sono le difficoltà per una band che vuole proporre la propria musica ai locali, club, eventi live?

Una delle maggiori difficoltà è sicuramente il fatto che l’offerta supera di gran lunga la domanda. In oltre c’è da aggiungere una scarsa volontà da parte del pubblico di supportare eventi o band underground almeno per quanto riguarda l’italia.

Quali sono i pro e i contro dell'era digitale?

Sicuramente ne hanno giovato non poco la fruibilità e il D.I.Y. , che ha permesso alle band di autoprodursi. Al contempo però, la saturazione musicale ha ridotto drasticamente la posssibilità agli artisti di emergere ed espandere la propria ad un pubblico sempre più amplio.

Cosa dobbiamo aspettarci per il futuro della musica?

La musica continuerà ad evolversi nonostante tutto, purtroppo non sempre in modo meritocratico; la storia insegna che la vera espressione artistica rimane circoscritta ad una nicchia più o meno grande della popolazione, questo non succede solo nella musica ma in tutto ciò che è arte.