Stefano Pellegrino è un giovane cantautore. Per inseguire il suo sogno si è trasferito a Milano, ed il 31 Gennaio 2020 su tutte le piattaforme digitali ha pubblicato il singolo “Run With the Devil”, che anticipa il suo primo album che vedrà la luce a breve.

Quali sono state le esperienze che ti hanno maggiormente formato?

Le esperienze sono molto variegate. Ho ricordi molto positivi ma anche ricordi spiacevoli che, in un modo o in un altro, influenzano la mia scrittura o il momento in cui una nuova melodia viene alla luce, cosa che nasce in maniera molto spontanea e, a volte, completamente dal nulla. L’esperienza che mi ha segnato maggiormente è stata quella di incontrare una persona molto speciale per me che ha fatto sì che tutto questo iniziasse: la voglia di iniziare a scrivere emozioni, la voglia di entrare in studio e produrre la musica ascoltando ogni piccolo suono e seguendo ogni singola mossa, insieme alla voglia di mettersi in gioco. Questa persona ha cambiato tutto per me, e non finirò mai di ringraziarla per essere entrata nella mia vita. Ovviamente, sono stato influenzato anche da tutti quei piccoli eventi negativi che ogni persona è costretta ad affrontare almeno una volta nella vita, ma, quando hai il coraggio di accettare e vivere pienamente il dolore che quelli ti lasciano e decidi di trasformarli in un qualcosa di cui essere davvero fiero, ti rendi conto di essere pronto ad affrontare di tutto.

Hai appena pubblicato il tuo nuovo singolo ‘’Run With the Devil’’. Ce ne vuoi parlare? Come mai la scelta di scrivere i tuoi testi in inglese?

“Run With the Devil” è nata in un momento di totale blackout della mia vita, ed è stata anche la prima canzone che ho scritto completamente da solo. Avevo bisogno di mandare al diavolo tutte le delusioni che si stavano accumulando in quel momento e che mi stavano lasciando quasi senza fiato. Questa canzone l’ho odiata fin dal momento in cui ho scritto la prima parola. Sentivo che c’era qualcosa di sbagliato, come se stessi dando troppa importanza ad una determinata situazione e dovessi lasciare perdere, lasciarla andare. Invece, sei mesi dopo, sono entrato in studio di registrazione e ho deciso di iniziare a produrre proprio questa traccia: ed è stato esattamente lì che ho capito che avevo dato vita ad una cosa nuova, diversa da quello che avevo provato in precedenza. E mi piaceva come mi faceva sentire: vivo. L’inglese in questo caso mi ha aiutato ad esprimere con più facilità quello che sentivo davvero, senza bisogno di nascondermi dietro una parola. Sarà anche perché sono abituato ad ascoltare musica prettamente americana/internazionale, e, quindi, le mie orecchie e il mio cervello sono abituate ormai ad elaborare sensazioni ed emozioni in lingua inglese. E’ come se mi venisse automatico anche il solo trasporle su una nuova melodia, ecco. E’ qualcosa che non riesco a spiegare nemmeno a me stesso.

Ci sono abbastanza opportunità live per gli artisti emergenti?

In realtà molte, ma non bisogna avere la presunzione di volerle cogliere tutte. Ci si deve affidare a qualcuno che conosca l’ambiente, e al contempo devi sperare anche che questa persona abbia i contatti giusti e sappia effettivamente quale opportunità sia giusta per te e per la tua musica e quale no. Purtroppo, si commettono molti errori quando si è emergenti, pensando di potersi prendere un po’ di pubblico qua e là, credendo che questo non porti a delle conseguenze. Bisogna saper gestire soprattutto questo lato perché, una volta che la tua immagine si è formata, non si può tornare indietro.

Ci sono degli artisti a cui ti ispiri per la tua musica?

La cultura Pop fa parte di me ormai, scorre nelle mie vene e difficilmente le abbandonerà. C’è un’artista in particolare senza la quale non sarei lo Stefano che sta scrivendo oggi, e si chiama Lady Gaga. Mi ispira ogni giorno della mia vita proprio perché agli inizi della sua carriera era un’emarginata, criticata e continuamente derisa per quello che faceva, per come si poneva, per come decideva di presentare la sua immagine. Costantemente incompresa. Ma lei ha avuto il coraggio di rialzarsi ogni volta, continuare a fare arte e addirittura infondere di fiducia i suoi fan, dicendo di non perdere mai la speranza, perché le cose possono sempre cambiare fin quando crediamo nei nostri sogni e in quello che ci trasmette anche la più piccola emozione. Per questo la ammiro e continuerà ad ispirarmi tutti i giorni della mia vita, insieme a tanti altri artisti che hanno dimostrato di avere qualcosa di davvero importante da dire, cosa molto rara al giorno d’oggi, come Taylor Swift, Madonna, Ariana Grande, i Panic! At The Disco, e tanti altri. Mi dicono tutti che la mia musica ricorda molto le sonorità dei Depeche Mode ed, effettivamente, non hanno tutti i torti: da adolescente sono stato “bombardato” dalle mie sorelle e quasi “costretto” ad ascoltare quel genere di musica, quindi ammetto che qualcosa mi deve essere rimasto dentro.

Qual è il messaggio che vuoi comunicare attraverso le tue canzoni?

Il messaggio principale riguarda l’autostima. Dobbiamo piacerci noi prima di tutto ed accettare tutte le nostre sfaccettature del nostro carattere. Ci sentiamo sensuali? Non dobbiamo vergognarci di volerlo esprimere. Ci sentiamo presi in giro? Bene, ti mando al diavolo allora, tanto non ho bisogno di te nella mia vita per sentirmi una persona completa. Sentirsi liberi di essere quello che si vuole essere perché, secondo me, quello che ripaga di più nella vita è la sincerità. Puoi decidere di indossare anche una maschera ma, di solito, le maschere restano su per molto poco.

In che modo il web e i social possono essere utili per l'attività di un artista?

Ormai tutto è online: la gente è fin troppo abituata a tenere gli occhi fissi su uno schermo che ti costringe a doverti adattare alle esigenze delle persone, anche se non ti reputi o non sei una persona social. Se decidi di essere un artista, però, hai bisogno di farti almeno un minimo di promozione sui canali social per arrivare o trovare il tuo pubblico se sei agli inizi della tua carriera, e devo ammettere che su questo ti vengono molto incontro, permettendoti di fare una piccola cernita in base alle abitudini e gli interessi delle persone, facilitandoti un po’ il lavoro. Se sei un artista, ormai, devi saper smanettare un po’, anche se non vuoi.

Come vedi il futuro della musica?

La musica è qualcosa di cui quasi tutti hanno bisogno nella vita. Non ci sarà mai un momento di completo silenzio o completa crisi nel mondo musicale perché si troverà sempre un modo per invogliare la gente ad ascoltare musica. La musica ti aiuta in ogni situazione della tua vita: che tu stia soffrendo, che tu abbia voglia di ballare o semplicemente voler creare una particolare atmosfera, la musica è lì. E se ha passato un momento molto critico nei primi anni 2000, penso che la situazione si sia molto più stabilizzata dato che la gente si è resa conto finalmente che fare musica è un lavoro al 100%, se fatto come si deve.