Le musiche del violinista Patrizio Castiglia raccontano storie in stile fiabesco, dove non c'è bisogno delle parole, le melodie dicono tutto. Il suo consiglio alle nuove generazioni di musicisti è quello di essere onesti con sè stessi e non dare la colpa agli altri dei propri insuccessi. La sua ultima pubblicazione è una fiaba musicale dal titolo ''I tre porcellini e il lupo che aveva perso il vizio''.
Ci parli dei tuoi studi musicali?
Ho iniziato lo studio del violino alle scuole medie frequentando la sezione con la sperimentazione musicale. Dopo una serie di test decisero che il violino era lo strumento giusto per me! Peccato che all'inizio a me non piacesse per niente, era la mia quarta preferenza tra i quattro strumenti che potevano assegnarmi. Poi grazie a Claudio Freducci, il mio primo insegnante, nell'arco di un anno le mie prospettive si sono completamente ribaltate. Da quel momento ho deciso cosa avrei voluto fare nella vita. Ho dato gli esami al Conservatorio di Firenze da esterno studiando le materie teoriche e pianoforte privatamente. Poi con la maturità scientifica mi sono iscritto al Conservatorio “B.Maderna” di Cesena studiando fino al diploma con il M° Paolo Chiavacci, primo violino del “Quartetto Fonè” dal quale ho ereditato tutta la passione per il qiartetto d'archi che, pochi anni più tardi, avrebbe segnato le mie scelte. Scelte che hanno portato alla nascita nel 2007 del “Quartetto Fauves” o di quello che era allora la sua forma embrionale. Ho suonato con i Fauves fino al 2012 (loro sono, con mia grande gioia ancora in attività) quando per le tante scelte che si pongono davanti alla vita di una persona ho deciso con tanto dispiacere ma altrettanta convinzione di non voler continuare. Con loro oltre ad i concerti in tutta Italia e in buona parte d'Europa ho seguito corsi di specializzazione in quartetto d'archi a Fiesole poi l'Accademia Europea del Quartetto, Basel Music Akademie in Svizzera fino poi l'ingresso alla Hochshule fur Musik, Theater und Medien di Hannover in Germania.
Quali sono state le esperienze che ti hanno maggiormente formato?
Spero le prossime, ma parlando di quelle passate oltre alle esperienze di studio con il Quartetto Fauves abbiamo condiviso esperienze di viaggio, di lavoro e, quasi sempre, di vita. Sei anni insieme sono molto tempo, soprattutto quando ne hai poco più di venti. Sei anni di viaggi, di lavoro duro, di persone nuove, di accordi presi, di fregature, di vittorie e di soddisfazioni. Un altro momento di crescita e dal quale sono nate idee nuove è stato l'incontro con Cesare Ronconi ed il Teatro della Valdoca. Credo che la collaborazione per spettacolo “Sacrificale - Suono” abbia rafforzato in me la convinzione che non potessi fare a meno di scrivere, comporre musica o, perlomeno, provarci. Il teatro è potente, quello di Ronconi ti guarda dentro, fa domande, è ciò che da allora cerco nella mia musica. Infine la mia partecipazione alle Tourneè della Mythos 7 Sois Orchestra un prodotto del Festival 7 Sois 7 Luas , in giro tra Italia, Spagna, Francia e Portogallo. 6 musicisti da 4 nazioni d'Europa in un incontro di musica, sperimentazioni e tradizioni davvero molto particolare. All'interno del progetto Mythos, oltre agli splendidi musicisti con cui ho lavorato, ho conusciuto Andrè Miguel Santos Lopez, chitarrista e compositore portoghese. Con Andrè ci scambiamo partiture idee, musica e passioni ho partecipato anche alla registrazione di un suo brano qualche anno fa in Portogallo, mi piace molto come lavora.
Hai pubblicato un album ''I tre porcellini e il lupo che aveva perso il vizio''. Si tratta di una fiaba musicale. Ce ne vuoi parlare?
Sì! Si tratta della prima pubblicazione (per ora solo on-line) con musiche interamente mie. Per me è una sorta di “nuova vita”. Fino a al 2018 ho scritto davvero tanto. Ho scritto per me stesso, ho arrangiato per altri, per la musica pop, per il swing, per la musica elettronica, per organici classici, per le colonne sonore. Ma mai, prima di quel momento ho registrato una sola nota della mia musica. Poi il Bando di Agimus Firenze per scrivere una fiaba musicale destinata alle tantissime attività musicali che l'associazione fiorentina presenta negli Ospedali della Città Metropolitana. Avevo deciso, “ I tre porcellini ed il lupo che aveva perso il vizio” sarebbe stata una fiaba musicale per voce recitante, violino , clarinetto e Pianoforte e sarebbe stata composta dalla rivisitazione della fiaba già nota dei porcellini e da un relativo “sequel”. Ho cominciato a scrivere le prime musiche a fine giugno 2018 in tre mesi ho finito il lavoro. Preziosissime sono state le collaborazioni con Claudio Benvenuti che ha scritto i testi originali (e li ha recitati), con Camilla Ferri che ha suonato il clarinetto oltre ad essere l'ideatrice del soggetto, e Vittoria Licostini al pianoforte. Tutti e quattro siamo Docenti e collaboratori del CFCM (Centro di Formazione e Cultura Musicale) di Vinci (FI) ed è proprio all'interno della scuola che tutto ha preso forma. L'idea di base è quella di un'interazione tra attore e musica un po' nello stile dei cartoni animati della Looney Tunes, in cui gli strumenti oltre a suonare i brani della “colonna sonora” enfatizzano in modo puntuale o addirittura sostituiscono i suoni ed i rumori esterni (oggetti che cadono, la sgommata di una macchina, il bussare ad una porta, ecc. Ecc.). Le musiche sono fortemente influenzate dalla musica francesce di Poulenc e Satie (che suonavo molto in quel periodo) ma anche dalle composizioni didattiche del russo Kabalewski. La storia inizia seguendo l’intreccio classico dei Tre porcellini, per poi aprirsi ad un excursus che attraversa anche altre favole. Nel “sequel” si immaginano per il lupo, deluso dalla sconfitta incassata con i porcellini scenari assurdi e grotteschi. Servirà l'aiuto di alcune vecchi nemici per riportare le cose alla normalità. Per ora la fiaba si trova in tutti i negozi di dischi on-line distribuita da IM DIGITAL, ma non ha ancora un'etichetta e una distribuzione fisica. Si tratta di un prodotto che sta tra la musica ed il teatro e non è facilmente collocabile considerata soprattutto la quantità di etichette a cui poterlo proporre. Da settembre insieme alle rappresentazioni in teatro porterò avanti anche questo aspetto.
Sei insegnante. Qual è il messaggio che vuoi trasmettere ai tuoi allievi durante le lezioni?
Non credo di avere un qualche grande messaggio da trasmettere. La musica è già di per se un grande messaggio. Quello che un insegnante può fare (se escludiamo gli insegnamenti di tipo “tecnico” ad esempio postura, movimenti, ecc. ecc.) è insegnare l'onestà. Studiare seriamente musica è come scoprire la vita, trovarsi davanti continui problemi da risolvere e e alla gioia di riuscirci, saper individuare i propri limiti, cercare di superarli e nel caso in cui non sia possibile accettarsi per quello che si è. Non barare, non dare la colpa ad altri perchè l'unico artefice dei tuoi successi o dei tuoi insuccessi sei tu. Come nel resto della vita.
Didattica online. Qual è la tua visione?
Credo dipenda dagli obiettivi. Certo è molto più facile per la musica leggera, ancora fattibile per le basi del Jazz e di certa musica strumentale, credo improponibile per la musica classica. Non vorrei fare differenze di genere (musicale) ma per me è abbastanza evidente che esistono anche musicisti “leggeri” (soprattutto nelle band pop, folk, rock, ecc. ecc.) che suonano senza aver mai preso una lezione in vita loro e riescono persino a vivere di quello. Dico “anche” perchè in molti casi invece ci sono turnisti e musicisti che la musica ed il loro strumento lo conoscono bene eccome ed hanno avuto infatti spesso una formazione di base “classica”. I quartetti di Beethoven on-line ancora non ho mai visto insegnarli e le difficoltà di ogni allievo musicista sono talmente personali, fisiche, intime e diverse che credo non sia possibile imparare in modo serio uno strumento on-line. Appunto, dipende dagli obiettivi.
Quali sono i consigli che daresti a un giovane musicista?
Forse non specializzarsi troppo, essere flessibili con le competenze e con la mente. Comunque, ammesso che io possa avere dei buoni consigli forse dovrei provare a seguirli prima di darli! Non mi viene in mente nient'altro se non quello che ho già espresso: Essere Onesti, con gli altri, con i collaboratori ma soprattutto con se stessi, ognuno di noi sa se si è impegnato abbastanza oppure no per raggiungere i propri obiettivi e l'impegno ed il sacrificio in questo mestiere sono gli unici alleati.
Come vedi il futuro della musica?
Migliore di quello dei musicisti credo! Battute a parte, la musica non “morirà” come dicono alcuni solo perchè stiamo vivendo un periodo in cui il gusto (o meglio le conoscenze che portano alla formazione del gusto, perchè il gusto varia con la conoscenza) vacilla. Non sparirà perchè è un linguaggio troppo forte. La musica bella ha resistito a barbarie di ogni tipo, ha viaggiato e si è tramessa nonostante i momenti più bui e tremendi dell'umanità. Credo che sopravviverà anche alle generazioni contemporanee che si curano più del contenitore che del contenuto e alle prossime che, chi sa, magari invece riscopriranno come la conoscenza sia l'unica arma per poter scegliere davvero.