Ciao Mpatia, il singolo "Respiro" è nato da un momento di forte malessere. Qual è stata la scintilla che ti ha portato a trasformare questa esperienza in musica?

Come spesso accade nei momenti di sconforto, la musica è li accanto a me. Perciò, in quel caso, non ho fatto altro che prendere la chitarra e registrare un giro di accordi. Lo stato d’animo già iniziava a migliorare. Il resto, come al solito, è venuto da sé. Dalla musica sono uscite le parole. Come se le parole fossero state li bloccate dentro mentre cercavano una via di fuga.

Nel testo parli di una lotta interiore e di un bisogno di equilibrio. Come descriveresti il ruolo della musica nella tua ricerca di serenità?

Ovviamente gioca un ruolo fondamentale. La musica è in grado di darmi sfogo, di calmarmi, di contribuire ad eliminare il continuo flusso di pensieri che ho in testa. Per quanto riguarda il suonare e cantare, queste attività è come se mi rendessero più leggero, come può farlo ad esempio un’intensa camminata in montagna o in generale fare sport. Ovviamente traggo dei benefici anche ascoltando la musica fatta da altri.  In base al mio stato d’animo vado a scegliere un diverso genere di musica. Ogniqualvolta non mi sento molto bene, so che posso contare sulla musica. Ma anche quando mi sento allegro o per festeggiare un qualsiasi avvenimento. Ogni occasione è buona per ascoltare musica. Lei sa farmi stare meglio.

Le sonorità punk-rock danno al brano una forza ribelle ma anche liberatoria. Come mai hai scelto proprio questo genere per esprimere il messaggio di "Respiro"?

Questo genere viene fuori in maniera quasi involontaria. È il genere musicale che ascoltavo fin dalla scuola elementare; pertanto sono molto legato ed esso mi ha fortemente influenzato nell’esprimermi attraverso la mia musica. Inoltre, è il genere che ho sempre suonato con la chitarra elettrica, ancora prima che partisse il mio progetto da cantautore solista. Credo anche che si sposi molto bene con l’atto liberatorio che avviene attraverso le parole.

La copertina con il Buddha immerso nel caos è un’immagine potente. Cosa rappresenta per te e come si collega al messaggio della canzone?

Quando ho scritto la canzone e l’ho intitolata "Respiro" mi è subito venuta in mente una fotografia che avevo scattato il giorno in cui questa statuetta di Buddha mi fu regalata da mio padre. A volte nelle mie scelte mi lascio guidare dall’istinto, e credo che al giorno d’oggi seguire l’istinto è una cosa che bisognerebbe fare più spesso e che forse un po’ si è persa. Per me quest’immagine rappresenta il fatto che, anche quando tutto intorno a noi sembra andare storto, quando c’è il caos attorno a noi, abbiamo sempre la possibilità di scegliere come reagire. In passato in realtà mi facevo molto condizionare da quello che mi succedeva intorno, reagivo male a tante situazioni anche banali, ora invece da quando ho acquisito nuove consapevolezze, posso dire di essere nettamente migliorato da questo punto di vista.

"Respiro" parla della necessità di fermarsi e ascoltarsi in un mondo frenetico. Qual è il consiglio che daresti a chi si sente sopraffatto dalla vita quotidiana?

A chi si sempre sopraffatto, consiglio appunto di prendere del tempo per se stessi, anche semplicemente per non fare nulla, o per dedicarsi a un’attività che ci fa stare bene, cercando di farlo nella piena consapevolezza e cercando di vivere l’assoluto presente. A volte quando ci fermiamo, e stiamo con noi stessi coi nostri pensieri, troviamo i nostri peggiori mostri, ma è proprio affrontandoli e passandoci attraverso che riusciamo a scoprire i nostri tesori. Poi esistono varie tecniche come, ad esempio, la tecnica del respiro, o più in generale la meditazione che è tutti gli effetti uno stato dell’essere e apporta degli ottimi benefici. Quando durante la pandemia sono stato completamente da solo per 2 mesi ad esempio, ho affrontato diversi traumi irrisolti che avevo dentro da troppo tempo, e facendo ciò penso di essere diventato una persona migliore di prima.

La tua musica spesso esplora temi di vulnerabilità e autenticità. Quanto è importante per te mostrare il lato più fragile di te stesso attraverso le tue canzoni?

Per me è molto importante perché mi permette di essere la persona che voglio essere, cioè una persona vera ed autentica, con tutte le sue sfaccettature. Per troppo tempo forse, per via della paura del giudizio degli altri, ho messo da parte lati della mia vera persona, ma poi ho capito che, per vivere in armonia e per guardarmi allo specchio e essere fiero di quello che sono, avevo bisogno di esprimere pienamente me stesso. È chiaro che al giorno d’oggi viviamo un’epoca in cui tante persone vogliono apparire in un certo modo (perfezione, tanto denaro ecc): il problema è secondo me che in questa maniera si crea un’immensa infelicità e frustrazione, e nascono sentimenti di tristezza che nei casi peggiori può sfociare in vera e propria depressione, in quanto quello che si mostra agli altri, non è allineato con ciò che siamo veramente, coi nostri bisogni e i nostri valori più profondi. È chiaro che quando tu ti elevi, poi nasce il desiderio che anche le persone intorno a te possano migliorarsi, per cui spero tanto che questa cosa di esprimere ciò che siamo realmente in ogni istante si propaghi il più possibile. In questa maniera secondo me possiamo contribuire a migliorare questo mondo spesso assurdo.

Hai menzionato di voler aiutare chi ascolta a sentirsi meno solo. Come ti senti quando i fan si riconoscono nei tuoi testi e condividono le loro esperienze con te?

È una bella soddisfazione quando anche solo poche persone mi fanno sapere che dalle mie canzoni si sente che esprimo davvero me stesso o che si sentono capite e condividono dei miei pensieri. Mi fa sentire realizzato il fatto di contribuire nel mio piccolo a rendere migliore ciò che mi sta attorno. Credo che sia un naturale desiderio dell’essere umano quello del “contributo”. Spero di poter essere di ispirazione per altre persone.

Guardando al futuro, quali nuove direzioni vorresti esplorare nella tua musica e quali messaggi speri di portare avanti?

La musica mi fa crescere. E lei cresce con me. Io scrivo come un flusso di coscienza, perciò, credo che la musica vada di pari passo con la mia crescita personale e con le mie nuove esperienze e nuove consapevolezze assunte. Per il resto, cercherò di fare quello che mi piace, e di continuare verso un suono sempre più identitario.