Stefano Bruno è un cantautore di Milano. Scrivere canzoni è un esigenza, un bisogno di comunicare al mondo il suo messaggio. Ed è finalmente a lavoro per il suo album di inediti che uscirà probabilmente entro la primavera del 2020.

Quali sono state le esperienze che ti hanno maggiormente formato?

I primi live sono come il primo bacio o come la prima volta che fai l'amore, aspetti tanto e poi sono un disastro. Però sono stati cruciali per rompere il ghiaccio e iniziare e capire che bisogna studiare tanto prima. L’ascolto di dischi e di generi musicali differenti mi ha permesso di trovare il mio stile. Infine il confronto con altri allievi e i consigli e le critiche di insegnanti, nonché musicisti professionisti, le jam session e il coro soul gospel mi hanno permesso di affinare la tecnica, arricchendo ulteriormente il mio bagaglio umano e personale.

Quali sono i tuoi progetti attuali e per il futuro?

Suonare tanto con la mia band. Abbiamo tanta energia e tanta musica nuova: a partire dal singolo HO CERCATO IL  TUO NOME disponibile su Spotify e su tutte le piattaforme digitali dal  25 novembre 2019. Tra gli obiettivi c’è anche il mio primo disco, che sto ultimando in studio e che dovrebbe uscire entro la  primavera del 2020, prettamente pop cantautorale contaminato qua e là  dal rock e dalla world music. Ma sicuramente scrivere ancora e lungo. Scrivere non è un capriccio. E’ qualcosa di fisiologico, un vero e proprio bisogno, quello di comunicare. Sebbene mi piaccia cantare sul palco sia da solista che come corista, in futuro non mi dispiacerebbe lavorare in uno studio per occuparmi di produzione o collaborare con altri artisti scrivendo non solo per la mia voce ma anche per altre. Magari per una voce femminile.

Qual è il messaggio che vuoi trasmettere attraverso le tue canzoni?

Dipende. Ogni canzone è un fotogramma, una storia a sè. Ogni persona ha un suo vissuto e nelle mie canzoni ci sono la quotidianità o tematiche ed immagini ricorrenti come l’amore, il mare, l'erotismo, l'inquietudine, il  viaggio, il confine tra sogno e realtà. La sfida sta nell’aggiornarsi e rinnovarsi sempre. Essere delle spugne e veicolare ciò che ci circonda, che siano emozioni o storie. Anche io come molti ho iniziato a scrivere pensieri e parole per esternare o dire quello che non riuscivo ad esternare  per via della  mia timidezza e delle barriere emotive. Molte delle mie canzoni contengono messaggi di autostima e di credere in sè stessi. Cantarlo per  gli altri è un circolo virtuoso ed anche un modo per ripeterlo a me stesso, perché ognuno di noi ha un equilibrio più o meno instabile. Ma tranquilli! C’è spazio anche per canzoni più sarcastiche ed ironiche.

Sei aperto alla sperimentazione?

Ovviamente si. Come ho detto poco fa aggiornarsi e rinnovarsi è vitale per ogni persona, ancor più per chi fa il nostro mestiere. Sono aperto alla sperimentazione e alle  “contaminazioni” ma anche alla collaborazione con altri  artisti. Purtroppo viviamo in un’epoca che ci dà un sacco di input per metterci in contatto, ma anche molto individualista, dove tanti artisti pensano soltanto al proprio tornaconto e guardano soltanto il proprio orticello.

Autoproduzione oggi. Qual è la tua visione?

La mia visione è che senza le persone  giuste, è difficile fare il salto di qualità. Però oggi l’autoproduzione è vitale per chi fa musica propria, perché ci sono dei costi non sempre accessibili a tutti. Con il talento e la  passione si possono fare cose carine senza somme ingenti, mantenendo i diritti delle proprie canzoni al 100%. Ma di cosa te ne fai di questo 100%  se poi chi ascolta è sempre la solita cerchia ristretta e non riesci ad emergere e decollare? Non sono mai stato per i tuttologi. Ognuno ha delle competenze specifiche. Probabilmente  non esisterebbero dischi che hanno fatto la storia della musica  se non fosse per il genio di produttori come Quincy Jones, Brian Eno, George Martin. Oggi in Italia spopolano Canova Iorfida, Dardust, Charlie Charles. Non è detto che la formula che funzioni per un artista possa funzionare anche per altri e alle volte gli esperimenti falliscono. Personalità è osare. Secondo me a un certo punto è necessario trovare qualcuno che permetta alla tua musica di fare quel salto, pur mantenendo la tua identità, il tuo stile e la tua personalità.

In che modo il web e i social possono essere utili per l'attività di un artista?

Per prima cosa un artista deve avere le canzoni, la passione e delle cose da dire. La rete è come un turbo, una spinta in più per arrivare a persone che potrebbero apprezzare la nostra musica. Il web e i social possono essere molto utili perché possono darti la possibilità di fare arrivare la tua musica dall’altra parte del pianeta e di avere visibilità a costi relativamente contenuti, se si hanno le idee chiare, un progetto e un target ben definiti.

Come vedi il futuro della musica?

Il futuro della musica non è proprio roseo e sembra sempre più streaming. Le major comprano visibilità e quindi non è vero che la musica è democratica. Chi vorrebbe vivere di musica fa sempre più fatica a farsi notare a grandi platee senza passare dalla TV o da un talent show. Ma c’è un aspetto positivo per il pubblico che ascolta: anche chi non ha ingenti somme di denaro può permettersi di ascoltare tanta musica scoprendo artisti emergenti in base ai propri  gusti, anche grazie alle playlist, senza limiti  quanto, quando e dove vuole. Almeno su questo aspetto c'è democrazia. Guardando il presente me lo immagino sempre più come una corsa contro il tempo. Ogni artista é e sarà sempre più imprenditore di se stesso. Le canzoni durano già meno, il bpm aumenta, tutto viaggia più veloce, spesso tante parole e pochi contenuti perché viviamo bombardati da informazioni. Si sente tanto ma si ascolta di meno. Un ascolto mordi e fuggi, figlio del consumismo. Facciamo in tempo ad abituarci a qualcosa che già non esiste più ed è già sorpassata. Un giorno anche spotify tramonterà per lasciare spazio a un'altra app o a un'altro modo di diffondere la musica.
Da un lato è un bene che ci siano singoli o canzoni anche senza album, se non sono abbastanza piuttosto che accorpare 2 hit più altri brani che non hanno un nesso tra loro o non particolarmente ispirati, o ancora scritti per soddisfare i gusti di qualcuno o per rispettare le clausole di un contratto.