Alberto Lupia, in arte Alvox, è un cantautore con alle spalle diversi dischi che raccontano il disagio, l'inadeguatezza, le paure dei giovani e non solo. L'autoproduzione? Può essere utile per una crescita artistica, mentre ha qualche dubbio per quel che riguarda i locali e le serate live.
Quali sono state le esperienze che ti hanno maggiormente formato?
E’ dal 2007 che faccio musica. Ho avuto la fortuna di esibirmi in ogni contesto della mia bella Genova e, seppur ci siano state esperienze più grandi rispetto ad altre più semplici, trovo che siano tutte situazioni equiparabili a livello esperienziale perché non importa dove suoni, se a Sanremo o al bar sotto casa, l’importante è che alzi la voce ogni volta che ne hai possibilità e vivere ogni palco come fosse Las Vegas.
Ci parli dei tuoi progetti attuali e per il futuro?
Nella mia carriera artistica, se così posso definirla, ho pubblicato diversi dischi usciti in tutti gli Streaming e Digital Store con una piccola distribuzione fisica in ambito ligure. Questi dischi contengono canzoni che portano a riflettere sul disagio sociale e psichico che provano molti giovani, compresi quelli della mia età: incertezze, paure, sentimento di inadeguatezza. Io per il futuro prevedo di continuare su questa linea. Continuerò a scrivere e a produrre video che cerchino di empatizzare con il pubblico perché, non sarò certo un artista con molti numeri, ma chi mi segue capisce ciò che faccio e a volte mi capita di ritrovarmi ringraziamenti ed elogi da persone fuori dalla mia città. Perciò poche o tante persone che siano, per loro io ci sarò sempre.
Com'è il tuo rapporto con il web e i social?
Molto attivo. Io prendo i Social con divertimento e aggiorno sempre chi mi segue dei miei passi. Credo sia il giusto modo di prendere la questione: Se ti diverti, diverti.
Sei aperto alla sperimentazione?
Sono aperto a tutto. La musica non ha alcun limite, come ogni arte, perciò sarei limitato a non voler sperimentare perché è proprio tramite la sperimentazione che impari ciò che sei.
Riguardo la diffusione della musica inedita. Quali sono le difficoltà per un artista che vuole proporre la propria musica ai locali, club, eventi live?
Non posso parlare di tutta l’Italia, ma cercherò di basarmi sull’esperienza riguardante la mia città. Proporsi ad un locale non costa nulla, ma la domanda è: lui sarà presente per te? Solitamente per non darti un ‘’no’’ secco ti propongono di lasciare una demo, ma, o hai qualcuno dietro, oppure dal vivo accettano volentieri Cover Band, Blues e Jazz e Trap. I locali non ragionano a merito, ma a numero, e se continua così, ci potrebbe essere un tracollo anche nell’underground. Infatti io, facendo musica tutt’altro che canonica, gli eventi li creo io.
Autoproduzione oggi. Qual'e’ la tua visione?
Sinonimo di libertà. Non significa che diverrai famoso, ma ti crea un’identità artistica perché è il primo passo per raggiungere alte vette.
Come vedi il futuro della musica?
La musica non mancherà mai per fortuna. E’ l’ideologia di aggregazione che si va via via spegnendo col passare del tempo. Ma non bisogna darsi per vinti. Le persone umili che sanno cosa vuol dire condividere la musica ci sono ancora, basta cercarle bene e creare con esse i contesti giusti per battagliare contro le difficoltà del mondo oscuro dell’arte. Quindi la musica ci sarà, ma ci saranno esseri umani a comporla?