Valentina Corsano è un insegnante e cantautrice. Oggi si dedica alla sua passione per la musica e per l'insegnamento. Ed è appena uscito il suo nuovo EP "Nodi".

Ci approfondisci i tuoi studi?

Sono partita dallo studio del pianoforte per poi passare al canto in tutti i suoi stili, alla recitazione, alla composizione, alla pittura; tra le mie passioni c'è anche altro. E' stato difficile compiere una scelta; specializzarsi in qualcosa presuppone l'abbandono del resto. Ma io amo il canto in tutte le sue sfaccettature, quindi ho scelto di esplorare tecniche, fisiologia e molti degli stili: dal pop, al jazz, al barocco, al musical, al lirico fino al Diploma. La difficoltà principale è stata trovare insegnanti in grado di formare tecnicamente, stimolare e appassionare. Ad un curriculum artistico "denso" non corrisponde necessariamente un ottimo formatore.
Anche le esperienze negative tuttavia mi sono servite a crescere; mi hanno spinto a mettere in dubbio, esplorare maggiormente per essere all'altezza.
Il pianoforte è stato sempre un compagno presente in questo cammino, talvolta anche come protagonista. Sono partita dalla classica per poi giungere al moderno; entrambi gli stili sono stati utili: uno ha favorito lettura e tecnica e l'altro creatività, improvvisazione, analisi. Anche lo studio della recitazione ha avuto un ruolo importante. Io credo sia fondamentale approfondire anche questa disciplina per imparare a gestire il palcoscenico, migliorare interpretazione ed esprimere al meglio l'emotività.

Quali sono state le esperienze che ti hanno maggiormente formato?

Ero una ragazza quando ho avuto i noduli alle corde vocali; agli inizi dello studio del canto e con un'incidente stradale alle spalle che ha modificato leggermente l'assetto della mia zona cervicale della colonna vertebrale... L'esperienza, inizialmente sconvolgente si è rivelata poi una benedizione perché mi ha portato a mettere in discussione tutto, ad addentrarmi ancor meglio nella materia. Avevo scoperto che una voce si può potenziare ma anche rovinare. Il problema non si è mai riassorbito completamente... Ci sono delle note della mia estensione che non potrò mai timbrare; è un inciampo utile a ricordarmi quanto sia importante non smettere mai di imparare e aver cura degli allievi.
Tra le esperienze utili devo citare sicuramente il palcoscenico. Mi è capitato di cantare in seguito ad un'afonia da raffreddamento e di dover comunque produrre una performance all'altezza (non si canta afoni, ok? eheh), mi è capitato di esibirmi senza la possibilità di provare, mi sono capitate occasioni faticose, in cui cercare di ipnotizzare il pubblico distratto da chiacchiere e cena, e poi c'era da far fronte alla stanchezza quotidiana: levatacce, lavoro, tanto studio e poi la sera concerto. Sono cresciuta tanto e lo devo a questo ed all'adrenalina che ha reso tutto meravigliosamente “sopra le righe”.
Per ultimo ma non per ultimo c'è l'esperienza dell'insegnamento. Da ragazza mi è servito presenziare alle lezioni dei compagni di canto ed avere a che fare con strumentisti che hanno portato stimoli diversi, poi c'è stato il ruolo di assistente ai corsi di teatro e tv show (non smetterò mai di ringraziare Elisa Lepore - ora Pūjādevī - per il grande privilegio e per avermi spinto più volte ad uscire dalla mia zona di confort) e per finire l'insegnamento che mi obbliga a mettermi in discussione per essere all'altezza; sono partita con allievi che vedevano il canto solo come un hobby ed ora seguo anche chi produce la propria musica inedita e che magari affronta generi diversi da quelli che propongo nei miei album, partecipa e delle volte vince contest musicali, si esibisce in serate, chi si sta Laureando in Logopedia perché la passione è diventata talmente forte da voler aiutare chi non riesce a gestire la propria voce neanche nel parlato o, chi non l'ha più, a trovarla... Ogni incontro è uno scambio, ogni sogno da coltivare è uno sprone diverso a migliorarsi e questo è meraviglioso.

E' appena uscito il tuo EP "Nodi". Ce ne vuoi parlare?

Ho sempre amato pasticciare con il pianoforte, cantare, scrivere, recitare, dipingere... Mi sono sentita spesso da meno dei grandi e questo mi ha frenato per tanto tempo... Poi ho scoperto che accettarsi è fondamentale senza adagiarsi, rimboccarsi le maniche per migliorarsi, e battersi per i propri sogni. La mia vita ha riordinato le carte quando ho conosciuto Christian De Cicco (compositore, chitarrista, arrangiatore). La sua cura, sensibilità musicale, insieme al lavoro di analisi e scrittura svolto con i miei allievi, hanno risvegliato l'amore per la composizione e la voglia di raccontarmi. E poi c'è stata la dipartita prematura di Alby, uno dei miei allievi più entusiasti… che mi ha fatto comprendere quanto sia importante vivere tutto fino in fondo, senza aspettare. Con NODI ho provato ad intrecciare tutte le mie passioni sia pittoriche e musicali, ho cercato di non tralasciare nulla. Gli arrangiamenti e le melodie sono una miscela degli stili che amo: TRIP HOP, POP ELETTRONICO, POP ROCK e INDIE...e danno voce ai testi dei 5 brani che raccontano una parte di me. Ho voluto registrare tutte le parti musicali con strumenti "veri", alla "vecchia maniera".
I musicisti che hanno collaborato alla realizzazione: Silvio Centamore alle percussioni, Christian De Cicco alle chitarre e synth, Lele Garro al basso e Pier Luigi Salami al pianoforte, hanno valorizzato molte parti mettendoci del proprio: creatività, storia; gli stimoli sono stati tanti. Quando riascolto NODI, mi piace selezionare ogni volta uno strumento diverso, discriminando gli altri…ognuno racconta un percorso. Ma la musica non basta per esprimere la vastità delle emozioni…e così mi sono affidata a Sìlvia Bellu (Artwork) e Silvia Iacoboni (Video Maker) per produrre dei video di un minuto ciascuno (uno per brano) in grado di enfatizzare il racconto. Marta è una ballerina psicologa che è riuscita a tradurre le mie emozioni in una danza espressiva, quasi pungente, che ricorda Pina Bausch ed il suo Tanztheater. Silvia si occupa invece di pittura materica su corpo, le sue opere nascono da una esigenza interiore di metamorfosi. Con l'immagine di copertina dell'EP divento invece protagonista di una tela: ho associato ogni canzone ad un colore- esperienza che ha tinto e sporcato il mio volto.

Qual è il messaggio che vuoi trasmettere attraverso le tue canzoni?

Parole e messaggi chiave: CERCARSI, RISCHIARE, ATTRIBUIRE UN SENSO A CIO' CHE CI ACCADE. Ho sentito l'esigenza di raccontare da quando ho cercato e trovato il coraggio di modificare la mia vita, affrontare le mie paure pur di potermi alzare ogni mattina e dire "oggi sono io". Innanzitutto trovarsi implica un grande ascolto e la frenesia del quotidiano rendere difficile pensare. Una mia insegnante di Liceo diceva sempre: "quando andate a letto, fatevi l'esame di coscienza"...lo faccio da allora…per me “l'esame di coscienza” è chiedermi se oltre ad aver dato il massimo, sono stata "IO". Cercarci presuppone anche avere lo sguardo più aperto in ogni situazione. E' dura perché non sempre la propria immagine rispecchia i desideri, è dura trovare il proprio ruolo nel mondo, abbattere le proprie barriere qualunque esse siano ed è anche dura rivelarsi per quello che si è, RISCHIARE…ma è obbligatorio farlo. Niente rimpianti. "In te ed in me" sprona, ad esempio, a buttarsi anche quando il passato ci ha bastonato e voltato le spalle. Ma il rischiare va esteso ad ogni circostanza della vita. In "Petali in volo" ho voluto dare un senso ad esperienze d'amore apparentemente fallimentari: ho cercato di attribuire bellezza e valore all'atto stesso di amare e rendere questo uno sprone ad andare avanti; innamorarsi davvero non capita a tutti: è da privilegiati. E poi c'è "In ogni giorno", la dipartita prematura di un ragazzo, giovanissimo, a cui ero molto legata, il gran vuoto che ha lasciato che, allo stesso tempo, "ritorna" ogni giorno, sotto forma di segno, di pensiero…questo mi porta a pensare che non si esaurisca tutto qui…mi porta a non mollare. Ogni esperienza - e le sue morali - descritta nelle canzoni è associata ad un colore mostrato nella copertina dell'EP e nei mini video. Tutto ci colora e sporca, ci attraversa e cambia. Le canzoni e le esperienze si annodano e ci rendono quello che siamo. A proposito di NODI…sprono tutti ad andare a cercare sul dizionario questo termine dai molteplici significati a molti sconosciuti e altrettanto affascinanti. Per citarne uno…il disegno riporta al concetto di infinito ed è, di conseguenza anche simbolo di immortalità; trovare il proprio modo di raccontarsi è l'immortalità a cui l'uomo aspira. E' il mio augurio di fecondità creativa per tutti.

Cosa pensi della situazione musicale in Italia riguardante i concerti?

Se analizzo la situazione della città in cui vivo - Milano - posso dire che i cartelloni dei festival si stanno infittendo mentre, alcuni dei locali - anche storici - con musica dal vivo, stanno chiudendo. La tendenza porta più spesso a spendere per assistere ai concerti di band e cantanti noti al grande pubblico. Se sono felice per i frequenti tutto esaurito - questo significa che la gente riconosce l'importanza di assistere ad un live - sono preoccupata che i locali chiudano in quanto offrono la possibilità di ascoltare altri generi, musica meno commerciale ma di grande valore artistico e aiutano "i piccoli" a farsi conoscere ed autosovvenzionarsi per produrre nuova musica. Le due situazioni dovrebbero coesistere. Bisogna investire sulla cultura affinché il pubblico ricerchi entrambe le occasioni.

Didattica online. Qual è la tua visione?

Non sono amante della didattica online - soprattutto se si parla di lezioni di canto - a causa di molteplici fattori. A differenza degli altri strumenti musicali, ogni voce è unica e differente. Le variabili da cui derivano timbro, potenza, intonazione e abilità tecniche, sono infinite: si parte dalla conformazione fisica (fisiologia delle corde vocali e fisionomia) per arrivare alla sfera psicologica. Spesso chi sceglie di studiare canto lo fa per imparare a rivelarsi, valorizzare la propria unicità. Parto dalla parte sonora, dalla tecnica: per quanto uno si possa avvalere di sistemi sofisticati per registrare, una voce microfonata, risulta sempre un po' falsata quindi, ogni suono prodotto, va messo doppiamente in discussione a differenza, ad esempio, di una chitarra che ha un modello che rende tutto più riconoscibile anche quando la tecnologia pecca di fedeltà. C'è da dire che non consiglierei didattica on line neanche agli allievi di chitarra… Passando invece alla parte "intima", al "rivelarsi": timidezza, nodi emotivi, fatica a tirar fuori la voce e ad abbattere le barriere sono temi che vengono più facilmente affrontati se ci si trova fisicamente nella stessa stanza (uno schermo crea più distacco). Premetto che io tendo a non addentrarmi troppo nella sfera personale dell'allievo, nella sua intimità, per una questione di attenzione e di rispetto, c'è però da dire che conoscersi maggiormente aiuta. Delle volte aiuta anche muoversi insieme cantando o giocare sui limiti. Bisogna favorire l'aver cura. L'insegnamento del canto è molto di più che una prescrizione di una serie di ricette magiche in grado di migliorare la tecnica. Per ultimo: per me è molto importante far presenziare gli allievi a qualche minuto delle lezioni altrui; si impara moltissimo anche attraverso l'ascolto. La didattica online spesso questo lo esclude. Ovviamente il mio discorso non riguarda lezioni di tipo informativo più generiche e di analisi musicale. Io stessa, ad esempio, mostro agli allievi video sul funzionamento della voce pubblicati da foniatri di fama internazionale per favorire la consapevolezza. In questo caso la tecnologia è decisamente utile.

Come vedi il futuro della musica?

Ultimamente, sui social, gira un post che accosta i nomi dei partecipanti agli MTV Awards1994 a quelli del 2019… il confronto è impietoso. Non è utile essere catastrofici e neanche pessimisti. L'era digitale ha i suoi pro e contro… La facilità con cui si può uploadare musica adesso, porta tutti a esporsi e questo idealmente è molto bello se non fosse che lo fa anche chi non è ancora formato adeguatamente. Parlo del mare di adolescenti che, in un'epoca dettata dall'apparire, un'epoca in cui si istituzionalizza la figura di influencer fondando un'indirizzo Universitario, un'epoca in cui è normale che un sedicenne partecipi ad un talent show…fa, di conseguenza, tutto pur di rendersi visibile, mostrarsi. La giovane età porta a dei prodotti musicali di basso livello causa poca conoscenza di sé, curricula scolastici e di vita poveri… e questi prodotti sono spesso seguiti da un alto numero di visualizzazioni. Sì, perché se, nell'epoca dell' "analogico" erano gli adulti ad acquistare musica e gli adolescenti si limitavano ad ascoltare le radio e quindi, a scegliere tra una musica "selezionata"... nell'epoca del digitale è più facile che sia un ragazzo a creare tendenza avendo un accesso illimitato e molto più tempo libero per ascoltare. I ragazzi ovviamente prediligono le tematiche più affini alla loro età, delle voci meno mature, un tipo di musica più orecchiabile, semplice, un tipo di emissione in "speech" per mancanza di cultura ma soprattutto perché hanno bisogno di individuarsi, ritrovarsi in quegli ascolti, immedesimarsi. Un ragazzino è ancora in cammino, manca di maturità, quindi detta il mercato abbassando il livello. Oggi però il web consente anche l'ascolto di più stili, favorisce la ricerca…ci si può più facilmente lasciar influenzare e farsi stimolare rispetto a quando esistevano solo radio, cd o audiocassette. La tecnologia ci permette anche di sperimentare molto di più… Io stessa, nel mio progetto ho ad esempio fuso insieme una batteria elettronica e una acustica. Nel mare di upload ci si può perdere ma si può anche scovare ed innamorare di chi produce musica straordinaria, nuova, unica...chi espone musica dopo tanta ricerca. Di nomi ne conosco molti. Bisogna far sì che la musica sia SPECIALE.
Mi sento in dovere di specificare che adoro lavorare con i giovani in quanto vivono un periodo al massimo delle potenzialità che poi andranno esaurendosi nel tempo e...sono il futuro! I ragazzi sono delle spugne, curiosi, non sono disincantati e si lasciano appassionare da chi li appassiona. Se li educassimo ad andare in profondità, ascoltare, li formassimo a riconoscere la qualità, l'unicità, li insegnassimo il valore del percorso e l'importanza di esporsi al momento giusto, una nuova classifica potrebbe ribaltare le cose; di materiale in giro ce n'è già tanto.