Drew Righi è un giovane cantautore italiano. Il suo primo singolo s'intitola "Il nostro girotondo", rilasciato dall'etichetta discografica Ipogeo Records/DeVega.

Com’è nata la tua passione per la musica?

La mia passione per la musica è nata nei viaggi in macchina, la sera, per andare a cena da mia nonna a Garlenda. Mi lasciavo trasportare dalla musica, mentre guardavo fuori dal finestrino e, dentro di me, ho iniziato a “cantare”. Poi mia sorella mi ha regalato un lettore cd, quando avevo circa undici anni con tre dischi che ho consumato. L’anno successivo, sempre lei, mi ha regalato il mio primo lettore mp3, ancora adesso lo conservo, come uno degli oggetti a cui tengo di più. La musica è stata la mia compagna di “viaggio” che ha fatto nascere in me, il desiderio di giungere in qualche luogo, in qualche stato mentale/vitale. A diciassette anni ho preso la decisione di comprarmi una chitarra e non essere più, solo un ascoltatore.

Quali sono state le esperienze che ti hanno maggiormente formato?

Il difficile legame con i miei genitori, mi ha portato a dovermi arrangiare fin da piccolo, questa enorme “sofferenza” ha scaturito in me, il desiderio di essere Felice, che non ho mai potuto ignorare! Faccio parte di una rete di associazioni europee, chiamata Yepp, che mi ha permesso di fare un sacco di attività con giovani da tutta Italia e con ragazzi da diversi Paesi d’Europa. Il potermi confrontare con loro, mi ha permesso di conoscere meglio me stesso, i sogni ed i desideri della mia generazione, indipendentemente dal luogo in cui si è nati. E soprattutto, ho coltivato la mia passione per la musica, confrontandomi con una sacco di persone!

Hai pubblicato il tuo primo singolo “ Il nostro girotondo”. Ce ne vuoi parlare? Ce ne vuoi parlare?

Questa canzone parla del mio primo amore, un sentimento poco razionale che fatico davvero a comprendere, ma che mi affascina davvero molto. Il testo racconta due situazioni, la prima strofa racconta di quando ero un ragazzino, mentre la seconda spiega un confronto che ho avuto, con questa ragazza, molti anni dopo. Sentivo il bisogno di esprime questo affascinante caos, che ribolliva dentro di me, per potere esprimere a modo mio, quello che sento essere il collegamento tra me e l’universo, attraverso l’arte. Il brano nasce dall’arpeggio che si sente nell’intro, che poi ha ispirato parte del testo e l’accompagnamento. Poi ho sottoposto il progetto a Filippo Cosentino, che lo ha riarrangiato, mettendo tutto al posto giusto. In questi mesi ho imparato moltissimo da lui. Probabilmente la situazione più difficile, è stato “rientrare nel personaggio” prima di registrare la parte vocale. Ho dovuto rievocare emozioni trascorse ormai da molto tempo, per sentire il brano ancora “vivo”.

Progetti per il futuro?

Sto continuando a scrivere, per riuscire a pubblicare un album l’anno prossimo e spero di poter iniziare ad esibirmi dal vivo il prima possibile!

Ci sono degli artisti a cui ti ispiri per la tua musica?

Ce ne sono tantissimi e di vario genere, per darvi una panoramica generale, in quel mp3, avevo brani che andavano dai Linkin Park a Tiziano Ferro, in quegli anni andavo matto anche per una band nostrana, i Finley! Ultimamente, sto ascoltando molta musica Italiana, come i Fast Animals and Slow Kids, i Pinguini Tattici Nucleari, Caparezza  e Fabrizio Moro, ma non ho ancora abbandonato le band d’oltre oceano, come gli A day to remember, i Sum41 e i Beartooth! Non posso negare di apprezzare molto anche Post Malone.

In che modo il web e i social possono essere utili per l’attività di un artista?

Penso che possano essere davvero utili per farsi conoscere da molte persone e per creare una sorta di legame con loro, anche se io preferirei una chiacchierata sotto le stelle… Personalmente non mi fanno impazzire, temo molto per quello che possono trasmettere ai giovani, sono un mezzo molto potente e così come molti altri oggetti, la natura di essi non è ne cattiva ne buona, ma dipenda da come li si utilizza.

Come vedi il futuro della musica?

Questa è una domanda molto difficile, posso dirvi quello che vorrei, ovvero che si ritorni all’uso dei dischi e che andare ad un concerto, anche in una piccola realtà, sia all’ordine del giorno, come andare a mangiare una pizza! E soprattutto che vedo la musica nel mio futuro!