Fare il dj è, secondo Steno, un mestiere, che non possono improvvisare tutti. E come tale bisogna lavorare sodo, studiare e perfezionarsi. La tendenza spesso è quella di prestare attenzione al ‘’seguito’’ che un artista ha sui social e non alla qualità artistica.
Cosa ti ha spinto a fare il dj?
E’ stato un insieme di coincidenze. Sicuramente tutto parte dalla passione per la musica. Io ho iniziato a 10 anni a studiare musica come chitarrista prima e bassista poi e ho sempre frequentato il mondo del rock. A 27 anni ho iniziato ad affacciarmi al mondo dell’home recording per registrare quello che facevamo col gruppo che avevo all’epoca e poi da li, il passo alla musica elettronica è stato breve e di conseguenza al mondo del dj. Dopo un paio d’anni, per problemi fisici non sono più riuscito a suonare il basso e ho compiuto il passo definitivo al mondo della musica elettronica sia come produttore che come dj.
Quali sono state le esperienze che ti hanno maggiormente formato?
Credo che ogni esperienza mi abbia insegnato qualcosa, ogni situazione è diversa dall’altra e ogni volta è un viaggio diverso.
Quali sono i tuoi progetti attuali e per il futuro?
Attualmente ho varie tracce a cui sto lavorando per diverse release e diversi ep in diverse etichette. Ho in ballo anche qualche collaborazione con dj/producer della scena underground. Per il futuro ho tante ambizioni e speranze!! Cerco di lavorare sempre al pieno delle mie capacità per crescere e far si che il futuro sia ricco di tanta buona musica.
Com‘è cambiato il mestiere del dj nell’epoca del digitale?
Credo che l’uomo abbia come primo scopo quello di evolversi ,creare e inventare cose nuove che ci rendano la vita sempre più facile. Personalmente credo che con questa semplificazione, però, tutti adesso possono fare il dj, senza dover per forza conoscere la musica. Questo a mio avviso ha reso tutto un pò meno professionale e romantico. A mio parere credo che un dj per essere tale debba avere le competenze tecniche, debba conoscere la musica e debba avere un enciclopedia musicale in testa prima che nel pc o nella chiavetta. Purtroppo come ho già detto tale evoluzione ha banalizzato il mestiere del dj a un semplice gioco che possono fare grandi e piccoli, calciatori e ballerine, che per carità, hanno tutti il diritto di farlo ma se penso a un Roger Sanchez o a un David Morales, penso a una storia, penso a un background, a un evoluzione, penso a ragazzi con la passione per la musica che vanno a mettere i dischi per pochi soldi nei locali e man mano crescono, fanno la gavetta e si fanno un nome. Se penso a un Bobo Vieri o Belen penso a delle persone che non sapevano cosa fare, hanno comprato una consolle, si sono allenati un pò e sono andati a fare serate per fare soldi. Non vedo un background, non vedo la passione per la musica anche se magari ci sanno fare, ma vedo più che altro con tutto il rispetto del caso passione per la fama.
Cosa pensi della musica underground e del clubbing?
Credo che al momento la musica underground ci regali la musica più bella sia nella musica elettronica che in quella pop rock. Ci sono molti artisti underground molto bravi che hanno tanta passione per la musica e sono costretti a vivere la musica solo come una passione dopo il lavoro solo perché non hanno i soldi per finanziarsi o non hanno le conoscenze giuste per arrivare da qualche parte. D’altronde, però, questa voglia di farcela talvolta è quella spinta in più per creare qualcosa che viene dal cuore e non dalla testa ed è per questo che come dicevo all’inizio la musica underground ci regala la musica più bella. Quante volte guardando la carriera di un artista ci capita di dire che “il primo disco era il migliore”… ? Per quanto riguarda il clubbing è una storia a se e mi rifaccio in parte anche alla risposta della domanda precedente. Premetto che secondo la mia opinione alla base ci sta un problema culturale ed economico. In primis il fattore economico è molto rilevante perché il gestore del locale a fine serata in qualche modo deve far quadrare i conti e da qualche parte deve tagliare e appunto visto che ormai tutti sono capaci a fare il dj le serate si dividono in 2 tipologie: n1 si chiama a fare i dj : il figlio dell’amico, il cugino o il conoscente in genere, li si fa suonare la sera gratis tanto loro sono contenti perché si sono fatti 2 foto su Instagram e si sono messi in mostra davanti a un pò di gente. n 2 si investe qualche soldo e si chiama il personaggio famoso che porta tanta gente. In ogni caso che chiami uno o che chiami l’altro la musica che metteranno sarà la stessa e cioè quei successi che passano in radio da 10 anni questa parte. E questo è un problema culturale perche la gente ormai segue solo quello che fa tendenza e non ha più interesse a conoscere cose nuove.
In che modo usi il web e i social per la tua attività?
Il web e i social ormai sono fondamentali per chi vuole farsi conoscere. Personalmente ho un rapporto un pò conflittuale con questo mondo perché io cerco di caricare principalmente foto e video di quello che faccio per far vedere che c’è della sostanza, però poi girando per i social vedo molti dj, sopratutto donne ma anche uomini, che nei loro profili hanno quasi solo foto in costume o intimo o foto di viaggi e credo che si dovrebbe capire che sono dj solo perche in 1 o 2 foto hanno delle cuffie. E talvolta queste persone sono seguitissime e tornando sempre alla risposta sul clubbing poi queste persone sono chiamate a suonare nei club per il loro seguito, ma non credo per la qualità di quello che fanno. Ecco questo mi da molta tristezza perché veramente al giorno d’oggi conta molto più la forma che la sostanza.
Come vedi il futuro della musica?
Penso che nel futuro più prossimo della musica ci sia molto minimalismo. Ci si concentrerà molto sul groove minimizzando l’uso di strumenti melodici.