Diversi strumenti musicali presentano all'interno della propria "famiglia" differenti esemplari che permettono di suonare con diversi timbri e in diverse altezze in base ai contesti nel quale ci si trova.
Per far si che questo possa avvenire gli strumenti vengono costruiti in diversi "tagli". Ne consegue però che l'esecutore andrebbe incontro a maggiori difficoltà di lettura e di diteggiatura. Per superare queste difficoltà allora si adotta un sistema di lettura unico convenzionale per tutti gli esemplari della stessa "famiglia" che permette anche all'esecutore la possibilità di non cambiare diteggiatura.
La chiave di lettura che si adotta è la chiave di violino (o di Sol) definendo così le note che si andranno a leggere come "note scritte" e distinguendole quindi dalle "note reali" (o d'effetto).
Da qui la definizione di strumento "traspositore", giacché nella scrittura le "note reali" vengono già trasportate in un'altra tonalità che permetta all'esecutore di suonare nella maniera più naturale possibile senza, però per questo, alterare musicalmente la tonalità originale presente ugualmente in partitura.
È opportuno tuttavia che l'esecutore sia consapevole di questa caratteristica del suo strumento giacché possono anche crearsi problemi di incomunicabilità poiché questo concetto non è ovviamente molto noto a musicisti che suonano strumenti che non presentano tale caratteristica, nonché per intonare il famoso La in contesti cameristici, orchestrali e bandistici o per l'uso dell'accordatore.
Per fare degli esempi sulla trasposizione: un sax contralto, che è tagliato in Mib, presenterà come nota "centrale" un Mib mentre un sax tenore, che è tagliato in Sib, presenterà come nota "centrale" un Sib. La trasposizione permette di usare il tasto del "Do centrale", a prescindere dallo strumento, suonando ugualmente la "nota d'effetto" ma facilitando quindi la lettura e l'uso della diteggiatura da parte dell'esecutore.
Questa caratteristica, per quanto usata prevalentemente in alcuni strumenti a fiato (come il sax, il clarinetto o la tromba), è tuttavia diversamente presente anche in altri strumenti che non presentano la necessità di trasportare in altra tonalità. È il caso dell'ottavino, della chitarra o del contrabbasso.
Le "note reali" per questi strumenti corrispondono ad altezze diverse da quelle scritte ma si applica la trasposizione per evitare fastidiosi tagli addizionali. In questo caso si parla di trasposizione d'ottava.
C'è tuttavia una ristretta minoranza che preferisce leggere direttamente in "suoni reali". Per quanto sono praticamente in pochi ad usare questa lettura, che sicuramente garantisce maggiore comprensione con colleghi che suonano strumenti non traspositori, crea numerose incomprensioni con i colleghi che suonano lo stesso strumento.
Sicuramente i "suoni reali" li usano i compositori, gli arrangiatori, i trascrittori, gli orchestratori ecc... Tuttavia per uno strumentista adottare diversi metodi di lettura e diverse diteggiature può risultare abbastanza scomodo giacché, al contrario di quanto si tende a dire, lo strumento "traspositore" non legge semplicemente in una chiave diversa ma nei "suoni d'effetto" effettua una trasposizione, per cui un esecutore nel cambiare strumento della stessa "famiglia" si ritroverà, con la stessa diteggiatura, a leggere in tonalità diverse riscontrando maggiori difficoltà sia di lettura che di trasporto.
Diventa ancora più complesso spiegare il concetto di trasposizione ad uno studente principiante giacché è sicuramente un concetto elaborato da poter affrontare dopo un certo periodo.
In sintesi, possiamo concludere notando che nel vasto e complesso mondo della musica è bene che si cerchi il più possibile di riuscire a semplificare la vita di un musicista!
Autore Luca Mozzillo