Topeji è un musicista e compositore italiano. Ci presenta il suo primo album "Kamael".

Puoi raccontarci come è nato il progetto "Kamael"? Quali sono state le tue principali ispirazioni?

Ciao Angela e grazie per questa intervista. Partiamo in modo brusco: Kamael è nato per caso. Ero assieme a due cari amici nella mia stanza in soffitta, in Calabria. A loro piaceva assistere al processo compositivo di quelle settimane e chiesi se avessero qualche idea su come sviluppare il pezzo. Man mano vennero fuori diverse idee, tante idee, troppe idee!! Talmente tante che non ci stavano più ed era difficile svilupparle in un singolo brano. Nacque così l’intenzione di comporre un intero album che inglobasse tutta quell’ ispirazione. Il desiderio di partorire tutta quella musica è scaturita da due motivi contrastanti tra loro: la gioia di aver tanto tempo a disposizione da poter dedicare a ciò che amo e dall’altra parte una serie di delusioni, sia affettive che musicali. Queste delusioni mi spinsero a chiudere tanti rapporti, oltre al fatto di non riuscire a trovare musicisti affini a me in un ristretto territorio.

L'album racconta la storia di un personaggio fantasy abbandonato su un pianeta lontano. Puoi approfondire il significato simbolico di questa trama e come si collega ai temi del cambiamento?

La storia di Kamael appartiene un po’ a tutti noi. Egli viene abbandonato in un pianeta lontano dalle sue terre natie, per giunta dai suoi stessi compagni di vita. Rimase solo per decenni a causa della sua superbia e del suo egoismo e, dopo aver vissuto sulla sua pelle quelle delusioni, si ritrovò a cercare la sua vera natura e a scoprire quello per cui era nato. Tramite la sofferenza trovò poi la pace grazie al “cambiamento” attuato su se stesso, rimettendo in gioco tutto quello che nella sua vecchia vita lo aveva portato alla distruzione. Nella nostra vita trascorriamo periodi di sofferenza che si tramutano poi in piacere attraverso un processo di “cambiamento” interiore. Se stiamo soffrendo è probabilmente perché il nostro percorso ci ha riservato la possibilità di vedere le cose sotto un’altra veste ed è importante cogliere queste sensazioni per potersi migliorare rimettendosi sempre in gioco e sfruttando quindi il “cambiamento” che vogliamo attuare su noi stessi.

"Kamael" è stato completato nel 2015 ma pubblicato solo ora, nel 2024. Quali sono stati i motivi di questa lunga attesa?

A volte c’è necessità che le cose maturino, come il buon vino! Tralasciando il buon vino da parte (che è stato comunque un fedele compagno durante le notti di composizione), a fine dei lavori decisi di contattare delle etichette e tra le centinaia di mail inviate una di loro mi rispose. Decidendo di affidare il mio lavoro all’etichetta, davanti a me si apriva un nuovo mondo che sembrava davvero quello fantasy di Kamael. Purtroppo però il mio lavoro venne maltrattato e il giorno della pubblicazione i brani non erano quelli che io avevo inviato all’etichetta per il processo di mastering. Decisi quindi di far ritirare subito l’album e aspettare qualche mese per ripubblicarlo. Purtroppo però la vita di un musicista è dura e quando decidi di vivere di musica, sopravvivendo con poche entrate al mese, anche quelle che apparentemente possono sembrare piccole spese si fanno sentire sul conto di un emergente. Nei mesi e negli anni successivi la mia vita cambiò, mi trasferii a Torino con la mia ragazza che adesso è diventata la mia stupenda moglie e con cui abbiamo avuto da qualche mese una dolcissima Topejina di nome Giulia. In tutti questi anni ho atteso il momento per potermi dedicare nuovamente a Kamael ed il momento alla fine è arrivato portando con se sicuramente tante più soddisfazioni di quelle che avrei potuto cogliere in un periodo difficile come quello del 2015 dove non sarei mai riuscito ad apprezzare a pieno queste piccole gioie.

Perché hai scelto "Sunny Door Pt.2" come singolo di debutto? Cosa rappresenta questo brano all'interno dell'album?

Si tratta dell’ultimo brano dell’album, capitolo del lavoro in cui il protagonista riesce finalmente a trovare la sua pace sconfiggendo una volta per tutte chi lo aveva abbandonato secoli prima. La traccia si presta meglio di tutte le altre ad eventuali passaggi radiofonici, un brano di ascolto più semplice e un pò alla portata di tutti visto il genere particolare che ho deciso di seguire con l’album. Il testo della canzone è stato scritto da mia moglie. Ai tempi ci conoscevamo solo da qualche mese e lei, in un momento di relax, si sedette su una panchina che si affacciava sulla “Porta del Sole”, una costruzione medievale situata nel piccolo borgo di Gerace (RC). Il testo cita: “The Sunny door in front of you, can show you a new point of view”. Questa porta quindi è diventata simbolo del cambiamento per il protagonista dell’album che, dopo aver sconfitto il suo antagonista, decide di varcarla per avere una nuova visione della sua vita e poi sparire per sempre.

Qual è il messaggio principale che speri di trasmettere agli ascoltatori con "Kamael"?

Quello di Kamael è stato un processo di cambiamento lungo ma allo stesso tempo obbligato che gli ha dato la possibilità di sopravvivere in quel pianeta ostile e sconosciuto. Un processo che lo ha portato a soffrire molto, a dover scavalcare ostacoli che nella vita da Semidio precedente non aveva mai douvto affrontare. A rimettere in discussione tutte le convinzioni che si era portato dietro per troppo tempo e che lo avevano poi portato alla rovina. Kamael ci insegna proprio questo: non aspettare che le cose ti cadano addosso pesando più di quello che realmente sono. Ci insegna a reagire con prontezza alle delusioni onde evitare cadute rovinose dal quale poi rischiamo di non riuscire a rialzarci tanto facilmente. E’ altrettanto importante riuscire a raggiungere i nostri desideri con tutte le forze disponibili. Le vicende di Kamael sono un po le stesse vicende affrontate da me durante la creazione dell’album. Ho dovuto imparare ad utilizzare sequencer di composizione in autonomia, componendo tutto da solo e in digitale. Le mie idee musicali sono venute fuori solo grazie allo sforzo di dover imparare qualcosa che prima non avevo mai utilizzato e a non arrendermi all’idea che qualcosa sia difficile da affrontare. Non mollate mai le vostre idee anche se davanti a voi si presentano dei muri apparentemente insormontabili. Proprio come ha fatto Kamael..

Topeji

Hai menzionato che "Kamael" nasce da un periodo di difficoltà personale. Quanto delle tue esperienze personali è riflesso in questo album?

In quel periodo la mia psiche era tendenzialmente in “testa-coda” avendo patito un pò di delusioni musicali e sentimentali. Non so come spiegarmelo ancora oggi ma sono riuscito ad immergermi completamente in un mondo parallelo dove ogni cosa in quei giorni mi portava ad interfacciarmi con la vita del protagonista dell’album. Dopo tanto tempo mi rendo conto di aver a volte agito proprio come se fossi in Kamael, a volte invece lui era me. Riuscivo a trasportare le mie esperienze giornaliere in musica vivendo l’album così a fondo che nel corso dei cinque mesi di creazione ogni singolo brano dell’album nasceva da una storia legata alla mia vita personale. La rovina e l’abbandono legati al primo brano, il sogno di una galassia lontana del secondo, un pericolo imminente dal terzo, la rinascita del quinto, lo scontro emozionale e fisico del settimo, la pace del decimo, la forza dell’undicesimo e per concludere il lieto fine legato agli ultimi due brani.

Dopo "Kamael", quali sono i tuoi piani futuri? Hai già in mente nuovi progetti o collaborazioni?

Si. Oltre alla musica rock progressive adoro anche il mondo legato alle colonne sonore, passione nata da bambino guardando con la mia famiglia “La leggenda del pianista sull’Oceano”. Le immagini legate a quelle fantastiche musiche del maestro Morricone mi hanno fatto infatuare inconsciamente del genere e ancora oggi le ascolto per trarne ispirazione. Ho sempre desiderato legare la musica alle immagini e proprio per questo collaboro spesso con registi e creatori di cortometraggi, documentari, film e tutto quello che è legato al mondo del cinema. Attualmente ho in cantiere un paio di progetti legati alle colonne sonore, una per un cortometraggio che narra di un mondo marino e l’altra ad una serie televisiva di stampo horror. Oltre a questo, Kamael ha risvegliato in me la passione per il genere progressive e ha rimesso in moto un processo compositivo che per forze maggiori avevo accantonato per diverso tempo. La volontà è sempre quella di narrare un concetto tramite idee musicali. Proprio per questo ho già iniziato un secondo album, questa volta decisamente più ristretto rispetto al primo ma che tratterà sempre tematiche sociali in voga ancora oggi. In più, ho deciso di rimettermi al lavoro su dei vecchi brani scritti col mio primo gruppo rock, i “The Hand”. Si tratta di piccoli gioielli nati nel 2006 che vorrei tirar fuori nuovamente dandogli una nuova veste, impreziositi dalle esperienze musicali e di vita che mi hanno plasmato fino ad oggi.