Rispetto alle dimensioni del pianeta, l'Italia occupa una piccolissima parte, quasi volesse essere discreta e restare li tranquilla con i piedi a bagno nel mediterraneo. Eppure, se nel mondo intero si parla di Arte, è grazie anche ai numerosi talenti in ogni campo che hanno saputo e voluto esprimere se stessi, mica altri, no no, se stessi.

Pensiamo un attimo se Leonardo Da Vinci, anziché fare ed essere Leonardo, avesse fatto, che so, il tributo ai graffiti degli uomini primitivi. Oggi non avremmo tutta la ricchezza che lo stesso artista e genio ci ha lasciato. Oppure arriviamo alla musica. Se Giuseppe Verdi, anziché comporre il Nabucco, si fosse dedicato a fare il tributo a Bach; oggi non avremmo le opere riconosciute in tutto il mondo che lo stesso Verdi ci ha lasciato. E se Fabrizio De André avesse trovato più facile e comodo fare il tributo ad Elvis Presley? Oggi non avremmo il patrimonio vasto e quella luce puntata più in alto che il buon Faber ha voluto lasciare. Ecco, qui l'elenco potrebbe continuare a lungo visto e considerato quanti sono gli artisti in ogni campo che hanno reso l'Italia riconoscibile per qualcosa.

Oggi cosa serve, soprattutto alla musica? Che si ritrovi quel coraggio. Che gli artisti, se sono tali, ritrovino il coraggio di dire le loro cose, che i gestori dei locali osino dare loro spazio e voce, che i network scelgano di nuovo di essere autentici e di dare spazio a chi osa essere autentico.
Altrimenti buttiamoci col naso tappato in una melma dove non ci si riconosce più e non si distingue più un verso scritto da un Lucio Dalla, una scultura di un Modigliani e una melodia di un Rossini. L'arte è anzitutto coraggio e libertà. Da qui è necessario ripartire. E la gente, il consumatore finale, saprà distinguere e cogliere l'una dall'altra cosa.

Marco Galli, cantante e scrittore.