Marco Galli è un cantautore italiano. Con il suo brano ''La danza del tempo'' è arrivato alla finale del concorso musicale ''Premio Pierangelo Bertoli''.

Quali sono state le esperienze che ti hanno maggiormente
formato?

Sicuramente proprio quelle che hanno richiesto maggiore impegno emotivo. Quelle esperienze cioè che nessuno vorrebbe mai vivere ma che la vita ha in serbo per tutti e al momento opportuno se visto con umiltà e voglia di imparare e capire quali messaggi sono per la nostra crescita. In campo musicale, sicuramente la scuola, grazie ad insegnanti straordinari che ho avuto la fortuna di incontrare, poi tante amicizie, poi per stare sul presente, l'esperienza bellissima del premio Pierangelo Bertoli a cui sarò sempre riconoscente, non solo per aver raggiunto la finale grazie ad un brano credo molto interessante e importante, non certo solo per me.

Quali sono i tuoi progetti attuali e per il futuro?

Continuare a scrivere canzoni, chissà, magari un secondo libro, e soprattutto a cercare di fare in modo che la musica che proponiamo con il gruppo #5G possa servire a condividere esperienze in ambito di beneficenza, come un progetto a cui
stiamo lavorando in questi giorni e che vedrà la luce ad aprile 2020.

Qual è il messaggio che vuoi trasmettere attraverso le tue canzoni?

L'importanza del tempo come unica vera ricchezza democratica di ognuno. L'importanza della bellezza in ogni sua forma, dalla musica alla natura ai rapporti. L'imparare dalla natura che rappresenta meglio di ogni cosa ciò che siamo soprattutto quando, appunto, siamo spontanei esattamente come i bambini,
dai quali dovremmo imparare molto.

Riguardo la diffusione della musica inedita. Quali sono le difficoltà
per un cantautore che vuole proporre la propria musica ai locali, club, eventi live?

A mio parere siamo in un momento in cui ci si è seduti. Intendo dire che, la gente spesso va a sentire (quando e se ascolta), cose che già sa, attraverso i tanti tributi proposti, e più difficilmente si mette ad ascoltare qualcosa di sconosciuto, a meno che non si tratti di nomi già affermati. Fanno eccezione per fortuna, i diversi premi dedicati alla canzone d'autore che rappresentano una ottima vetrina per chi cerca di farsi strada.

Autoproduzione oggi. Qual è la tua visione?

Al di là della mia visione, credo che sia diventato necessario autoprodursi, neanche tanto una scelta ma una condizione quasi obbligata, dal momento che il mondo discografico non è più quello dei tempi buoni inteso come voglia di investire. Aggiungiamo che per il mondo in genere, l'artista non è una persona che lavora, ecco quindi che anche il sistema creditizio non prende minimamente in considerazione il sostegno a progetti musicali, se non attraverso concorsi già molto affermati dove mette a disposizione qualcosa.

Com'è il tuo rapporto con il web e i social?

Ritengo che sia indispensabile farne un uso per divulgare bellezza e per condividere iniziative utili, post che arricchiscono lo spirito e per fare promozione sia per se stessi che per gli amici. Per tutto il resto ritengo che basti e avanzi la televisione.

Come vedi il futuro della musica?

Credo e spero che, dopo aver nuotato "a naso tappato" sui fondali di questi tempi, possa tornare ad avere il suo spazio degno di ciò che rappresenta da sempre per ogni epoca. Vedere un disco messo tra le zucchine e i dolciumi non mi pare una gran bella cosa per chi cerca di promuovere cultura e bellezza.