Molotoy è un artista italiano. Il suo nuovo singolo s'intitola "Folagra", presente nel nuovo album "Music for ministeriali".

Il tuo nuovo singolo "Folagra" segna il tuo ritorno come artista solista. Cosa rappresenta per te questo singolo e cosa speri che il pubblico colga dal suo ascolto?

Ciao, “Folagra” è il singolo che anticipa “Music For Ministeriali”, album in uscita il 6-12-24. Rappresenta la voglia di spingermi verso territori di musica ambient, eterei, senza ritmiche, fuori da ogni formula acchiappa-like. “Folagra” è un brano strumentale con una chitarra che è arrivata istintivamente, improvvisando sull’arpeggio di synth.

Di contro arrivare al mix definitivo mi ha messo a dura prova, alla fine, se non sbaglio, questo ufficiale è il n°37!

L’ho ascoltato fino alla nausea e comunque continuava ad emozionarmi; allora ho capito che era il brano su cui puntare. Per me significa tornare sulle scene con un singolo di 7:51, quindi in totale controtendenza rispetto al modo di fruire musica oggi. Spero che il pubblico possa arrivare almeno a 2 minuti di ascolto.

Il personaggio di “Folagra” ha ispirato il tuo nuovo singolo. Cosa ti ha colpito di questo giovane intellettuale di estrema sinistra, tanto da dedicarvi un brano?

“Folagra” è ispirato al mitico collega del Ragionier Ugo Fantozzi, quel Folagra che: «tutti, Fantozzi compreso, avevano sempre schivato per paura di essere compromessi agli occhi dei FEROCI PADRONI». Rappresenta un moto di ribellione, un idealismo puro, direi adolescenziale. Folagra alla fine è l’amico delle superiori che ci spinge a pensare diversamente, andando a rompere certi schemi che pensavamo monolitici. La chitarra iniziale rappresenta questa forza incendiaria, ribelle, da prima linea. Poi si cresce, Fantozzi si piega al Datore, riconosce il suo ruolo in azienda e in società… Folagra sparisce, la musica si fa man mano più morbida e la chitarra torna a chiudere il brano ma stavolta è integratissima al tessuto che la circonda, è “dentro il mix” per dirla in gergo ed è proposta in un’altra tonalità.

Poi, se si vuole tornare giovani, basta mettere da capo, premere play e riascoltare dall’inizio, eh.

Quali sono state le tue principali influenze musicali e artistiche nella costruzione del tuo stile? Ci sono artisti o generi che hanno avuto un impatto particolare su di te?

Brian Eno, Pink Floyd, Sigur Rós, Hiroshi Yoshimura, Alessandro Cortini. Senza dimenticare compositori come Ennio Morricone, Miles Davis, Jimi Hendrix, Jaco Pastorius. Ce ne sono tanti, ultimamente Tim Hecker mi ha ispirato moltissimo. Come artisti adoro Picasso (siamo nati lo stesso giorno, 25 Ottobre, Ahahha) e poi Rothko, Fontana, Morandi, Michelangelo, Kubrick, Lynch, Tarantino, Hitchcock… Ogni volta è una scoperta ed è bellissimo nutrirsi di capolavori del genere. L’Arte arriva a toccare alcune corde che non sappiamo proprio bene di avere.

Il tuo stile musicale sembra mescolare elementi diversi. Come descriveresti il tuo sound a chi non ti conosce?

Si, mescolo tante cose: sintesi granulare, synth analogici, digitali, chitarre elettriche, ripasso cose su nastro, mando in reverse, campiono suoni, effetto tanto in-the-box, ho qualche pedale, uso tanti reverberi e delay, compressione parallela e saturatori.

Come descriverei il mio sound?

Musica ambient/elettronica, strumentale. Musica per immagini, spesso mentali. Musica per Ministeriali.

Con l’avvento delle piattaforme digitali, come vedi il rapporto tra l’artista e il pubblico? Quanto conta per te il contatto diretto con i tuoi ascoltatori?

Personalmente mi piace chattare e rispondere a domande tecniche.

Quali sono i tuoi prossimi progetti? Hai già idee per nuove produzioni o collaborazioni?

Sappiamo che a breve uscirà il tuo album “Music For Ministeriali”.

Hai pensato a un tour legato a questo progetto?

Attualmente sto scrivendo musiche per due spettacoli di Danza Contemporanea e sto lavorando al mix di alcuni film cinema. Spero di portare l’album in tutti i Ministeri e gli Uffici Pubblici del Paese.