Abbiamo parlato nei precedenti articoli della scrittura musicale, delle figure professionali che ruotano attorno ad essa e delle sue antiche origini e sviluppi. Ci addentriamo ora nella conoscenza di un'altra figura importante che, oltre agli esecutori, dà "anima" alla partitura.
Se la nostra mente è considerata "fotografica" tutti noi allora abbiamo stampata l'immagine del direttore d'orchestra, "quello che muove la bacchetta", che con la sua bacchetta appunto si colloca su un piedistallo posto davanti all'orchestra e con i suoi movimenti ha il compito di coordinare l'orchestra e di trasmettere le proprie interpretazioni musicali e di esecuzione dei brani da eseguire.
L'origine di tale figura è da ricercare nel Medioevo, con un lento e progressivo sviluppo di essa nel corso dei secoli. Di sicuro la prima intenzione degli antenati di questa figura è stata quella tutt'ora in vigore della scansione del tempo. Per fare ciò in origine ci si è serviti di diversi oggetti ritenuti adatti all'occasione.
Tuttavia tutto ciò era strettamente legato alla musica vocale, di cui al giorno d'oggi possiamo parlare della figura di direttore di coro. Nel Settecento l'importante sviluppo e diffusione della musica in ambito orchestrale e cameristico portò in un primo momento ad affidare la direzione ad un membro dell'ensamble, affidando la parte orchestrale in genere al primo violino, la parte corale al clavicembalista o, in presenza del compositore, ad affidare sia l'esecuzione al clavicembalo che la direzione generale a lui.
Naturalmente già allora il direttore doveva predisporsi di una partitura generale, cosa complessa da gestire contemporaneamente per un esecutore, così si cominciò ad affidare la direzione a membri esterni.
L'affermazione del direttore d'orchestra come figura diversa da quella dell'orchestrale si avrà nell'Ottocento insieme all'uso della bacchetta. Tra i primi nomi importanti legati a tale pratica possiamo ricordare Louis Spohr, Carl Maria von Weber, Héctor Berlioz, Richard Wagner, Felix Mendelssohn, François-Antoine Habeneck, Hans von Bülow e Angelo Mariani. In particolare, Berlioz e Wagner scrissero i primi saggi in materia con quest'ultimo che seppe introdurre il concetto interpretativo del direttore al già diffuso concetto di scansione del tempo e Bülow introdusse il concetto di prove a sezioni nonché portò la direzione d'orchestra ad alti livelli paragonabili allora esclusivamente a quelli solistici.
Il Novecento, infine, ci donerà diversi direttori d'orchestra, ognuno con la propria tecnica, affermando ormai questo ruolo in maniera definitiva con la direzione di importanti orchestre in concerti in tutto il mondo e con l'avvento delle incisioni discografiche.
Comincierà ad imporsi anche la figura del direttore della big band nel jazz oltre a quella già esistente del direttore di coro o di banda. Tra i nomi più illustri ricordiamo Arthur Nikisch, Gustav Mahler, Arturo Toscanini, Leopold Stokowski, Herbert von Karajan, Leonard Bernstein, Carlos Kleiber, Carlo Maria Giulini, Georges Pretre, Pierre Boulez, Claudio Abbado, Seiji Ozawa, Zubin Mehta, Riccardo Muti, Riccardo Chailly, Wolfgang Sawallisch, Daniele Gatti, Giuseppe Sinopoli, Luciano Berio, Daniel Oren, Ezio Bosso, Gustavo Dudamel e tanti altri.
Articolo di Luca Mozzillo