1DAN è un cantautore italiano. Il suo nuovo singolo s'intitola "Cali".
Quali sono state le esperienze che ti hanno maggiormente formato come musicista?
Direi di sicuro che l’esperienza più formativa è stata il liceo, che rappresenta la prima vera “scuola musicale”. Avevo una band di nome “Upset” e suonavamo pop-punk all’italiana, eravamo davvero scarsi, ma ci piaceva talmente tanto suonare che non c’interessava altro. Credo che la formazione musicale attraverso le band sia fondamentale per una crescita non solo musicale, ma personale, non è sempre facile sapersi gestire o banalmente suonare tutti a tempo.
E' uscito il tuo nuovo singolo “Cali”. Ce ne vuoi parlare?
Cali parla del mio viaggio in California, fatto nel Capodanno 2019 ed è stata senza dubbio l’esperienza più bella della mia vita. Sono sempre stato un “California Dreamin’ addicted” e vedere con i propri occhi certi luoghi e vivere l’esperienza dell’on-the-road americano, mi ha cambiato la percezione del mondo. Mi ha gasato un sacco il lavoro che abbiamo fatto io e Davide Foti per il brano, che si è trasformato in un treno elettro/dance che suona a 120 bpm.
Progetti per il futuro?
A breve uscirà un videoclip di “Cali” con tutti i ricordi della vacanza e non vedo l’ora di condividerlo. Per il progetto 1DAN sto lavorando al prossimo brano e ad alcune collaborazioni come produttore e finalmente mi sto riprendendo dall’apatia che mi aveva rapito durante il primo lockdown (non ditemi che sono stato l’unico vi prego).
Quanto conta secondo te la passione, la costanza e la motivazione per avviare una carriera musicale?
È forse l’unica cosa che conta e che ti fa andare avanti, fuori dai numeri, dal successo e dalla fama. La costanza è ciò che ti fa crescere e ti rende un musicista, anche se non sai ancora fare quell’assolo di Steve Vai o quello stacco di batteria di Travis Barker. Oltre la tecnica, secondo me, c’è la capacità di trasmettere emozioni attraverso la propria musica, è questo ciò che conta veramente. Certo saper suonare bene aiuta, ma come abbiamo visto recentemente con molti artisti, non è assolutamente prioritario.
Qual è il messaggio che vuoi comunicare attraverso le tue canzoni?
La mia musica rappresenta la mia vita, le mie esperienze e le mie delusioni. Io faccio musica perché devo, sia per stare meglio con me stesso sia per continuare a respirare, insomma per me suonare è vitale. Se in tutto ciò riesco anche a comunicare un qualsiasi tipo di messaggio, che sia di tristezza, di gioia o di malinconia, ben venga.
Com'è il tuo rapporto con il web e i social?
Sono della scuola “Vorrei eliminarmi da tutti i social”, ma passo le ore libere a scrollare su Instagram. Credo che dall’avvento di Facebook le nostre vite siano radicalmente cambiate e non sempre in meglio. Certo che con i social ormai ci si conosce e ci si innamora, quindi sarebbe come levare una piazza virtuale da un mondo sempre più digitale.
Cosa dobbiamo aspettarci per il futuro della musica?
Non sono molto fiducioso, ma forse per deformazione professionale. Certo la musica sembra ormai essere alla portata di tutti ed è un fenomeno che sta diventando sempre più grande e inclusivo. Vedremo se questa onda di Indie/Trap continuerà a invadere le playlist di Spotify o ci sarà un cambiamento radicale, cosa nella quale spero vivamente.