Gappa è un cantautore italiano. La sua musica è un connubio di musica d'autore, blues, e i suoi studi di psichiatria, filosofia, psicologia, meditazione che riemergono in modo preponderante nei suoi testi. Il suo ultimo album s'intitola "Passeggeri", e uscirà il 22 maggio 2020.
Cos’è per te la musica?
La musica per me è un insostituibile nutrimento per l’anima, un’esigenza sia come ascoltatore che come scrittore di canzoni. In particolare trovo nella canzone un mezzo straordinario e per me estremamente funzionale per raccontare quello che mi sta a cuore sia a livello personale, sia a livello più universale. Dalle canzoni inoltre ho imparato molte cose sul mondo e sulla vita.
Quali sono state le esperienze che ti hanno maggiormente formato?
Sicuramente l’ascolto attento di tanti cantautori, a partire dai “grandi classici” come Guccini, De Andrè, Capossela è stato per me indispensabile e fonte di ispirazione per scrivere canzoni. Dall’altra parte per scrivere qualcosa, hai comunque bisogno di vivere esperienze da poter condividere o che ti aiutino a maturare delle riflessioni. In questo senso, ad esempio, diventare genitore è sicuramente stata un’esperienza che mi ha cambiato molte prospettive. Anche il mio lavoro di medico psichiatra è un’esperienza formativa ogni giorno, ad ogni incontro con tante persone, ognuna con la propria storia personale e speciale.
A breve uscirà il tuo nuovo album “Passeggeri”. Ci vuoi anticipare qualcosa?
E’ un disco più intimo rispetto ai precedenti, dove hanno trovato posto canzoni dedicate ai miei affetti più cari come mia moglie, i miei figli, i miei amici musicisti. Musicalmente è un disco piuttosto acustico ed essenziale, arrangiato per me con molto gusto dal mio chitarrista storico Lorenzo Mantovani. Il disco si apre con la Caverna, un blues “platonico”, cioè ispirato al mito della caverna di Platone e si chiude con Siddharta, la storia di un uomo che raggiunge l’illuminazione, per me bellissima e di grande ispirazione. Ho voluto mettere questi due brani all’inizio e alla fine del disco immaginando un sentiero metaforico fatto di canzoni, un percorso interiore dal buio alla luce.
Quanto conta secondo te la passione, la costanza e la motivazione per avviare una carriera musicale?
Direi che tutte e tre siano assolutamente indispensabili. La passione credo sia la prima cosa che nasca spontaneamente dentro di noi. Il difficile alle volte è mantenere la costanza e coltivare la motivazione, anche al di là dei risultati che si ottengono o gli apprezzamenti esterni. La musica comunque anche se l’abbandoni prima o poi ti torna a cercare! A me è successo durante gli anni di medicina, onde poi tornare prepotentemente alla fine degli studi.
Qual è il messaggio che vuoi comunicare attraverso le tue canzoni?
Non credo di avere un unico messaggio da comunicare. In questo disco, oltre ai brani più personali, ci sono altri brani che risentono sicuramente del mio interesse degli ultimi anni per lo studio del buddismo e la pratica della meditazione. Nelle canzoni di Passeggeri ho toccato temi come l’impermanenza, la disillusione, la resilienza quotidiana, la consapevolezza ambientale. La pratica della meditazione aiuta a vedere le cose in modo più chiaro, anche dietro le apparenze, e l’ispirazione per diversi brani mi è arrivata anche meditando. Credo che il messaggio finale del disco sia quello che ognuno di noi è chiamato ad impegnarsi a seconda delle proprie possibilità per migliorare se stesso e di conseguenza il mondo che ci circonda.
Com'è il tuo rapporto con il web e i social?
Ovviamente ambivalente! Da una parte per la musica, soprattutto di questi tempi sono strumenti indispensabili per far girare le canzoni e i progetti, dall’altra parte in un attimo possono diventare fonte di continua distrazione e alle volte di vera dipendenza. Credo al momento di avere un rapporto abbastanza sereno coi social, usandoli soprattutto per promuovere i miei progetti e come fonte di informazione (anche musicale).
Cosa dobbiamo aspettarci per il futuro della musica?
Innanzitutto spero che si possa tornare a suonare dal vivo quanto prima. Negli ultimi anni è cambiato moltissimo il modo di utilizzare la musica, ma il bisogno di cantare, suonare e ascoltare credo sia sempre rimasto uguale nelle persone, anzi forse è aumentato. Personalmente mi aspetto che la canzone d’autore, cioè di qualità, continui ad evolvere al passo coi tempi e non resti solo una “specie protetta”, da mettere in un museo.