Dario Gay è un chitarrista, amante del blues, tanto da avere un soprannome ‘’Slowbluesman’’. E’ ispirato principalmente da Eric Clapton, è un grande appassionato e ascoltatore di musica, ed è molto attivo sul web con le sue performances.

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Come ti sei avvicinato alla chitarra?

Direi per caso o forse per un capriccio adolescenziale. Avevo 14 anni, ero invidioso di una mia amica che possedeva una chitarra nella sua cameretta e a tutti i costi ne volevo una. Dopo averla acquistata la sua destinazione è stata diversa da un semplice complemento di arredo e da allora non mi sono più fermato e mi applico allo strumento tutte le volte che posso. Ritengo che non si debba mai finire di imparare e non c’è gusto a sentirsi soddisfatti di ciò che si è ottenuto al momento, ma bisogna musicalmente evolversi.

Sei autodidatta. Come hai migliorato la tua tecnica chitarristica?

Ascoltando tonnellate di dischi e cercando di imitare fraseggi e accordi in ogni parte di chitarra presente, parallelamente ho letto anche dei manuali/metodi per autodidatti al fine di apprendere l’uso di accordi particolarmente complessi. Ma nell’arco degli anni ho sviluppato un buon orecchio armonico che mi aiuta sia nella ricerca delle armonie stesse che nell’improvvisazione compensando in qualche modo la mancanza di studi regolari.

Ami particolarmente il blues. Cosa di questo genere ti affascina di più? Ci sono musicisti blues a cui ti sei ispirato?

Del blues amo tutto, dalla semplicità armonica a quel senso di malinconia che catalizza l’attenzione di chi suona questo genere. Ritengo che il blues sia alla base di tutta la musica moderna pur avendo radici lontanissime e, nonostante tutto, è un genere ancor oggi apprezzato ed ascoltato. Il musicista a cui mi ispiro principalmente è ERIC CLAPTON, lo ritengo il più grande chitarrista di sempre. Per restare nella domanda ti cito una sua frase famosissima :” Tengo sempre un piede ben saldo nella tradizione blues, anche quando suono musica più commerciale. Il blues è dentro di me”… e se a dirlo è il mitico “Slowhand” è una lezione di vita che chiunque approcci la chitarra deve seguire.

Quali sono le esperienze live che ti hanno maggiormente formato?

Nella decennale esperienza con la Band FUORISTRADA decisamente il CONTROFESTIVAL presso il TEATRO KISMET di Bari (sponsorizzato dalla emittente radiofonica “Controradio” di Bari) dove abbiamo eseguito degli inediti. Quando ho militato con i SOUL WAVERS, sposando la causa del “Soul”e della “Black Music”, la manifestazione UN MARE DI MUSICA presso l’ANFITEATRO DI PONENTE di Molfetta (BA) è stata la più significativa. Una menzione particolare alla cantante GRAZIA CINQUANTASEI con cui ho duettato nell’emittente televisiva locale TELENORBA suonando degli “evergreen” della musica italiana. Un caleidoscopio di generi musicali particolarmente formativo per me in quanto ho avuto l’opportunità, o meglio, il privilegio di aver collaborato con musicisti di grandissimo talento.

Nel 2004 hai realizzato un cd dal titolo ''Dariosfera''. Ce ne vuoi parlare?

Una vera sfida perché mi sono messo in gioco non solo come chitarrista, ma anche come cantante. Un lavoro in “multitraccia” dove ho cantato, eseguito i cori, suonato chitarra acustica, elettrica e MIDI. Si possono ascoltare architetture di più voci e chitarre dai suoni più variegati, ma ad eseguirle sono sempre e solo io. Ci sono voluti ben 8 mesi per realizzarlo, ma il tutto è andato a buon fine grazie al supporto di PINO COLONNA e del suo BRADIPOSTUDIO di Bari. Lui ha avuto il merito di curare la fase di missaggio delle tracce mettendo a disposizione le più avanzate tecnologie informatiche per l’epoca. Alcune delle mie performance sono visibili sul vostro portale SOUNDFEAT, tra cui ERIN SHORE, tradizionale irlandese presente nel mio CD, che è stato il più complesso da realizzare, ma il risultato ottenuto mi ha reso particolarmente fiero.

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Hai suonato in diverse formazioni, hai lavorato a molti brani, quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Suonare, suonare e ancora suonare. Ma se entriamo nello specifico riprendere il progetto TWO OF US con il musicista (e amico) VITTORIO RUSSO FRATTASI. Un duo che nasce a livello sperimentale come “cover band” dei Beatles, ma che si è spinto anche oltre. E questo è solo l’inizio.

Come vedi il futuro della musica?

Il grande David Bowie oltre 20 anni fa sosteneva che in un decennio la musica si sarebbe estinta a causa del web. Col dovuto rispetto il tempo gli ha dato torto. E’ proprio grazie al web che la musica ha preso piede. Basta un video, migliaia di visualizzazioni, e ci si fa conoscere. Si possono condividere informazioni, performance e forum di discussione. Mai come in questi ultimi anni la musica è stata meritatamente rivalutata.

Qual'è il tuo rapporto con il web e i social?

Direi ottimo. Capita per chi fa questa attività momenti seppur brevi di stallo in cui non si fanno serate o attività di studio, ed è stato in questo periodo che ho approcciato il web non solo come navigatore, ma come parte attiva di esso condividendo i miei video e pubblicando alcuni articoli on line. Mi occupo anche di “tutorial” e quindi di divulgazione della chitarra come amministratore insieme ad altri musicisti del sito GUITARS MADNESS FROM A TO GAS su Facebook dove condivido link tecnici su chitarre ed accessori avvicinando alla chitarra sia i professionisti che i neofiti. Un vero e proprio forum di discussione da ogni parte del mondo ovviamente senza trascurare l’aspetto artistico: periodicamente pubblico le mie performance per chi mi vuole ascoltare cercando di abbracciare a 360 gradi ogni genere musicale.

Cosa pensi di una piattaforma come soundfeat?

Eccellente davvero e in più di un occasione non mi sono risparmiato in complimenti. E’ interattivo, facile da usare e con una veste grafica che si evolve sempre in meglio. Ogni volta che ci entro è come esplorare un mondo nuovo. Da consigliare a chi vuole condividere la passione per la musica.

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