Davide Turci è un cantautore interessato non solo mondo musicale e cantautorale, ma i suoi studi lo hanno portato anche a conoscere il campo della musicoterapia. Da qui è nato il suo desiderio di applicare la musicoterapia, in particolare il cantautorato, alle persone che ne hanno bisogno. I social? sono un ottimo mezzo per migliorare la propria rete di relazioni.

Quali sono state le esperienze che ti hanno maggiormente formato?

L’atteggiamento curioso mi ha permesso di essere influenzato da uno svariato numero di ambienti musicali, ne è la dimostrazione il contenuto del mio primo album da cantautore. Esce all’inizio del 2018, i brani raccolti in esso sono influenzati da dinamiche molto differenti, elettronica, folk pop e cantautorato in un unico contenitore. Ho suonato in svariati progetti dai quali ho tratto ispirazione. L’esperienza live che ho maturato col passare del tempo mi ha permesso di condividere innumerevoli palchi e sessioni di studio con musicisti di caratura. Uno degli aspetti che ha influenzato la mia scrittura appartiene alla mia attività professionale principale, lavoro all’interno del sistema 118 da quasi 20 anni. Il rapporto con le persone e il loro dolore mi ha messo nelle condizioni di dover cercare uno strumento efficace che mi permettesse di esternare le dinamiche emozionali. La scrittura dei brani ha assunto anche questo ruolo. Se dovessi rispondere in breve a questa domanda, direi che la mia formazione proviene dalla somma di tutti questi elementi.

Quali sono i tuoi progetti attuali e per il futuro? Ti occupi anche di musicoterapia?

Ora continua la mia attività live, più intensa nel periodo estivo. Sto terminando la stesura del secondo album che dovrebbe uscire entro l’anno. Ho in cantiere diversi progetti collaborativi che verranno concretizzati verso fine settembre. Uno di questi mi permetterà di far coesistere il mio cantautorato con la poesia di autori contemporanei di rilevanza nazionale. Un anno fa, ho concluso un percorso universitario in musicoterapia. Vorrei sviluppare le mie competenze in materia nel settore della salute mentale. Spero di realizzare questo progetto a breve, allontanarmi dall’ambiente di emergenza/urgenza ed avvicinarmi ai servizi nei quali si trattano aspetti socio/sanitari riabilitativi. Sono interessato all’applicazione della musicoterapia (in particolar modo al songwriting) a diversi tipi di utenti; adulti e ragazzi con patologia psichiatrica, bambini diversamente abili, giovani con disagio sociale.

Com'è il tuo rapporto con il web e i social?

Mi rendo conto che hanno assunto un ruolo indispensabile, hanno permesso al mio progetto di ottenere una sufficiente visibilità. Grazie a questi strumenti ho potuto accedere ad una rete di relazioni che hanno favorito la produzione di eventi live e la relazione collaborativa con persone che non conoscevo. Sono convinto che sia lo strumento su cui convenga maggiormente investire. Con l’uscita dei miei prossimi elaborati lavorerò per sviluppare maggiormente l’effetto mediatico ottenuto attraverso i social.

Qual è il messaggio che vuoi trasmettere attraverso le tua canzoni?

Come detto in precedenza, la canzone (in particolar modo nella parte letteraria), è quel luogo nel quale mi vado a rifugiare per sfogare le ansie e sviluppare argomenti di mio interesse. Per seconda intenzione, i messaggi che ne derivano possono trasmettere dei punti di vista personali. Spesso le mie canzoni sono biografiche e autobiografiche, in maniera non intenzionale tendono ad immedesimare. Probabilmente perché i racconti che descrivo nei brani appartengono a tante persone.

Autoproduzione oggi. Qual è la tua visione?

Ho avuto l’opportunità di fare entrambe le esperienze, mi hanno prodotto e in altre occasioni mi sono autoprodotto. L’autoproduzione è lo strumento più efficace per poter dare visibilità ai propri elaborati. La tecnologia permette a molti artisti di produrre canzoni di discreta qualità spendendo cifre abbordabili. Sono convinto che un unico individuo non possieda tutte le competenze per produrre materiale di qualità. Per quanto autoprodotti, a mio giudizio, dietro ad ogni progetto deve lavorare un gruppo di lavoro con diversi ruoli. Il lavoro di gruppo permette di usufruire di una visione esterna a quella percepita dall’autore. Essere oggettivi con i propri elaborati é complicato. Spesso le etichette si limitano a pubblicare gli elaborati, per questo motivo è importante dedicare attenzione al proprio materiale da proporre in fase di produzione.

Riguardo la diffusione della musica inedita. Quali sono le difficoltà per un cantautore che vuole proporre la propria musica ai locali, club, eventi live?

I luoghi nei quali proporre musica originale sono sempre più rari. Ho notato nell’ultimo anno una leggera inversione, forse perché le Tribute band funzionano meno rispetto al passato. Sta di fatto che un gestore deve fare i conti con le spese da sostenere, se l’artista che ospita non è sufficientemente capace di attrarre pubblico e ottenere un guadagno, difficilmente lo richiamerà. Al mio palinsesto originale, affianco cover contestualizzate e rivisitate, con questo metodo ho notevolmente aumentato il numero degli ingaggi. I luoghi che si occupano di cultura e usufruiscono di risorse economiche a fondo perduto (ancor più rari) tendono ad ospitare progetti originali. Uno strumento che potrebbe incentivare il consumo di musica originale indipendente? La riduzione a carico del gestore delle spese. I social rimangono i vettori più efficaci nel promuovere e diffondere la musica indipendente. L’accesso alle emittenti radiofoniche e televisive (anche locali) sono di notevole aiuto.

Come vedi il futuro della musica?

Domanda alla quale faccio fatica a rispondere. Per me suonare è un’esigenza, molto probabilmente continuerò a farlo indipendentemente dai risultati ottenuti. La musica è una forma d’arte e come tale tende a fotografare gli aspetti che caratterizzano la società. La società muta e con essa la musica. Mi sembra di capire che il fatturato mosso dal mercato musicale sia proporzionalmente calato rispetto al passato. Immagino quindi che caleranno i professionisti e forse, come risposta a questa dinamica, aumenteranno gli indipendenti. Il genere musicale? Poco importa, ogni generazione ha il diritto di scegliere il proprio.