Gli Oga Magoga sono una giovane band che va a passo coi tempi, sempre attenti alle nuove tendenze, alle nuove tecnologie, ai nuovi sound. I social? Sono un ottimo mezzo per comunicare con chi li segue.

Come è nata la vostra band?

Gli Oga Magoga sono un gruppo BEATpastiche! di Siena. Dietro a questo nome ci stanno le menti e gli strumenti di Simone Angeli (voce principale), Anton Sconosciuto, Valerio Neri e Duccio Nencioni. Il progetto nasce nel 2013, quando Simone registra il primo omonimo album, intitolato appunto "Oga Magoga". A seguito i singoli "Lisa sai", "Vino dolce, il vino che", "Un altro attimo", e la formazione del primo nucleo live. Dai sette membri iniziali il gruppo si è ridotto a un duo (Simone e Anton). Poi cercando di dedicarci alla composizione e agli arrangiamenti del nuovo materiale, siamo arrivati alla formazione odierna con l'aggiunta di Wally (Valerio) e Duccio.

Il vostro nome?

Il nome ha una storia piuttosto interessante. Simone un giorno si è ritrovato a leggere il Sosia di Dostoevskij e nelle prime pagine era citato questo nome: Oga Magoga. E' un concetto che si ritrova in varie culture e significa “oltre le montagne” in quella ebraica e “mondo del sogno” in quella russa. E' come se simboleggiasse una sfera ed un mondo, appunto, paralleli a ciò che viviamo tutti i giorni, in cui ritrovare se stessi e ridare colore alla propria realtà. Pensiamo sia un modo perfetto per spiegare in sintesi ciò che vorremmo esprimere con la nostra musica. P.S. Inutile dire che Simone si è fermato a quelle prime pagine, senza finire il libro.

E che tipo di musica fate?

Ci piace chiamare il nostro genere BEATpastiche!, anche se poi tutti si chiedono subito cosa diavolo significhi. Amiamo gli anni '60, inutile dirlo i The Beatles e i Kinks in primis, ma spaziamo dalla scena newyorkese di fine 60, Velvet Underground, Television, al Punk inglese, dallo shoegaze degli '80 al cantautorato italiano, dalla classica all'indie degli anni '90, cerchiamo di toccare e abbracciare quanta più musica possibile. Ci teniamo sempre al passo con tutte le nuove uscite e cerchiamo di arrivare sempre primi tra di noi nello scoprire nuove band e nuovi sound, è una sorta di competizione ogni volta che ci troviamo. Il nostro sound è appunto questo, un calderone di tutto ciò che ascoltiamo, che una volta buttato giù, va a far parte di noi. BEATpastiche! significa appunto questo, un pastiche di tutte le sonorità che ci alimentano, senza mai dimenticarci della matrice Beat che amiamo.

Quali sono le esperienze che vi hanno formato maggiormente?

Come gruppo, pensiamo che ogni esperienza vissuta insieme possa far crescere molto, sia umanamente che musicalmente. Abbiamo tutti e 4 percorsi differenti: fra di noi ci sono backgroundmusicali moto lontani, c'è chi ha vissuto di più la musica in ambito accademico e chi non ha praticamente mai fatto una lezione, oltre a delle differenze d'età piuttosto grandi (Simone ed Anton si passano ben 11 anni!). Ecco perchè abbiamo la grande fortuna di poterci sempre influenzare a vicenda, che sia suonando live o in sala prove, arrangiando o componendo un brano. Se dovessimo scegliere un'esperienza in particolare però sicuramente sarebbe la pazzia che abbiamo fatto nel Settembre del 2017. Siamo saliti a bordo di un furgone allestito a studio di registrazione e siamo partiti per l'Appennino Tosco-Romagnolo, seguiti da un videomaker, alla ricerca di musicisti, professionisti o occasionali, da inserire nel nostro nuovo Album: Apollineo/Dionisiaco. E' stato sicuramente un azzardo ma fortunatamente è andata molto bene e siamo cresciuti molto grazie a quella esperienza. Adesso speriamo di poterne raccogliere a breve i frutti.

Avete già all’attivo 3 album. Quali sono i progetti per il futuro?

Dopo l'uscita di “Oga Magoga” nel 2013 e la pubblicazione di vari singoli e di una Demo negli anni successivi, nell'inverno del 2016 abbiamo fatto uscire l'EP di 5 tracce "E di fronte buio" e abbiamo messo mano ad un concept di 4 album. Nel 2017 sono usciti "Shambala" e "Phalena", i primi due della quadrilogia. E' stato un anno ricco di collaborazioni, ci siamo esibiti con inserimenti di danza, grazie ai passi di Matilde Giglioli e Sara Tanganelli, fatto video e foto con appassionati e artisti locali, ma soprattutto, come già anticipato, durante un viaggio di 10 giorni sull'Appennino Tosco-Romagnolo, ci siamo imbattuti in musicisti o ex-musicisti dei luoghi visitati, che sono stati invitati a registrare nel cassone del nostro furgone -allestito a mo' di studio di registrazione- il loro personalissimo contributo all'album in opera, che avremmo terminato in studio una volta tornati a casa, e che adesso sta per uscire. Ecco perchè l'obbiettivo più grande al momento è l'uscita del nuovo Album e del Docu-film che uscirà insieme ad esso. Vi possiamo anticipare che uscirà a Marzo per Millessei Dischi, ed è frutto di un'annata di lavoro al Virus Studio di Siena, sotto le sapienti mani dei fonici Jacopo Pettini e Alessandro Guasconi. Si chiamerà, come detto in precedenza, “Apollineo/Dionisiaco”, un viaggio fra i due lati della personalità e della vita di Glauco, il protagonista di tutti i nostri Album e brani.

In che modo utilizzate il web e i social per promuovere la vostra musica?

Crediamo che i social oggigiorno siano il mezzo di comunicazione più potente che un musicista, o un artista in generale, possa avere per diffondere i propri lavori ed il proprio messaggio. Ecco perchè cerchiamo sempre di curare al massimo il lato social del nostro progetto, nonostante a volte la nostra capacità tecnica non sia delle migliori. Siamo sempre stati attenti a creare continuamente materiale per i nostri fan, fra nuova musica, foto e video, grazie anche a grandi amici e collaboratori come ad esempio Pietro Lorenzini, che ci ha aiutato con il materiale video nell'ultimo anno e dalle cui mani scaturirà anche il Docu-film sulla creazione di Apollineo/Dionisiaco.

Autoproduzione oggi. Qual è la vostra visione?

Le potenzialità dell'autoproduzione in questo periodo storico stanno raggiungendo livelli altissimi, ne siamo fermamente convinti. Gli sviluppi delle tecniche e degli strumenti di registrazione hanno aumentato in maniera esponenziale le possibilità dei musicisti di mettere da soli mano alla produzione del proprio materiale. Ormai chiunque può permettersi schede audio, microfoni ed effetti di buonissima qualità anche se a basso costo, sapendo anche utilizzare da soli software, ormai ottimizzati e facilissimi da usare. Noi stessi abbiamo fatto largo uso di questi nuovi strumenti per il nostro prossimo Album, avendo la possibilità di registrare delle Demo e i molti musicisti trovati in viaggio semplicemente con un microfono ed un portatile. Dobbiamo ammettere che la cosa ci sorprende ogni volta! A conferma di tutto ciò ci sono molti artisti, che hanno già raggiunto una certa notorietà e che seguiamo ed apprezziamo moltissimo: Mac De Marco, Foxygen, The Lemon Twigs e Giorgio Poi, per citarne alcuni, hanno tutti registrato i loro ultimi Album da soli, per poi finirne la produzione in uno studio.

Quali sono i pro e i contro nel fondare e portare avanti una band?

Beh, veri e propri contro non ne troviamo. Il sacrificio e la passione che bisogna mettere nel portare avanti un progetto, che desidera produrre e pubblicare materiale inedito, derivano sicuramente da un legame profondo con la musica, che pensiamo sia qualcosa di molto naturale e imprescindibile, per noi come per tutti i musicisti. Se dobbiamo trovare un “contro”, una criticità di questi tempi, è che, purtroppo in modo piuttosto evidente nel nostro paese, il lavoro del musicista non viene considerato come dovrebbe, essendo visto quasi un non-lavoro a volte e pagato conseguentemente. Diventa quindi difficile proprio il processo che porta un musicista a lavorare ed a vivere di musica, musicista che spessissimo deve fare affidamento ad altre occupazioni, che portano via molto tempo al processo creativo, per coprire i costi, oggigiorno molto alti, che derivano dal portare avanti un progetto, pubblicare e promuovere un disco (senza poi avere nessuna garanzia di un successivo guadagno economico o artistico!) I pro è inutile stare ad elencarli: avere una band, creare e pubblicare la propria musica non sono altro che l'obbiettivo finale degli sforzi di ogni musicista, il sogno che tutti noi abbiamo in mente dal primo istante in cui prendiamo in mano uno strumento.

Come vedete il futuro della musica?

Noi lo vediamo con positività. Certo, sono molte le critiche che si potrebbero fare a certi lati del mercato discografico, ma per chi, come noi, cerca di muoversi in un ambito indipendente e spera di ampliare il suo pubblico, le prospettive, anche il Italia, sono molto migliorate negli ultimi anni. C'è un nuovo interesse verso la musica, verso la ricerca di nuovi suoni, nuovi ascolti, che non sono più dettati troppo dalle radio o dalla popolarità di un artista. Le persone stanno ritrovando il gusto e la gioia di andare a scovare nuovi artisti, nuova musica, nuovi sound e di andare a sentire i concerti, vivendo la musica in prima persona e non come un'esperienza sullo sfondo delle loro vite. Guardiamo sempre in avanti con positività, in fondo la musica dovrebbe fare proprio questo: darci uno sguardo di speranza verso il futuro.