Domenico Buffolino, in arte Mhai, è un cantautore che è nato e cresciuto in Svizzera, da genitori italiani. Sente un forte legame con la cultura italiana, e soprattutto con la musica italiana. In particolare si lascia ispirare dai cantautori italiani per le sue canzoni. La musica è stato un modo per reagire al suo essere introverso.
Sei nato e vivi in Svizzera, ma senti un forte legame con la cultura italiana. Per la tua musica ti lasci ispirare anche da cantautori italiani?
Io mi lascio ispirare soprattutto dai cantautori italiani. Io ascolto praticamente solo musica italiana, il cantautorato italiano è il mio punto di riferimento. Cerco di imparare molto dai cantautori italiani.
Quali sono state le esperienze che ti hanno maggiormente formato?
Devo dire che essendo io ancora giovane non ho ancora avuto moltissime esperienze, ma sicuramente la prima volta che sono salito sul palco è stata un esperienza che mi ha fatto capire che il palco è il posto dove voglio stare. Me lo ricordo molto bene quel giorno in cui io suonavo nella Band della scuola. Io ero la voce nella Band, e quella sera avevamo il nostro primo concerto al ballo di fine anno. Io che sono una persona così introversa, chiusa avevo pensato di non farcela a salire sul palco e infatti volevo dire che ero malato. Ma grazie a Dio mi sono presentato e 5min prima di salire sul palco ho perso tutta la paura, le gambe non mi tremavano più e io sentivo una forza incredibile dentro di me. Poi quando sono salito sul palco è stato bellissimo, mi sono sentito libero, mi sono sentito ascoltato e da quel giorno ho capito ancora di più di volere fare musica.
Stai lavorando a un nuovo album dal titolo ''Ci riuscirò''. Ce ne vuoi parlare?
Il mio primo album ''Riuscirò'' è un album che parla da una parte della difficoltà di affrontare la vita per un ragazzo introverso come me nella società di oggi, dove si preferisce girare in maschera invece di mostrare la propria faccia, dove mostrarsi per così come si è sembra essere sempre la scelta sbagliata. Un altro tema di questo album è il rispetto che oggi purtroppo sembra un atto in via di estinzione, il rispetto nel rapporto qualsiasi esso sia. Questo album parla di delusione, di un momento difficile della mia vita, un momento che grazie alla musica sono riuscito a superare.
Qual'è il messaggio che vuoi comunicare attraverso la tua musica?
Io scrivo quello che vivo sulla mia pelle, quindi sicuramente quello che voglio trasmettere con la mia musica è la mia verità. Voglio trasmettere attraverso la mia musica la libertà di esprimersi, voglio trasmettere emozioni. A me piace pensare che nei momenti difficili, nei momenti dove ci sentiamo soli non siamo soli perché attraverso una canzone noi troveremo sempre un‘amica che non ci dirà cosa sia la cosa giusta da fare ma ci farà sentire capiti.
Autoproduzione oggi. Qual'è la tua visione?
Oggi grazie alla tecnologia si è praticamente in grado di creare uno studio di registrazione in casa. Sicuramente autoprodursi ci consente di essere totalmente libero perché sei tu che investi su di te, quindi trovo che da questo punto di vista l’Autoproduzione sia una cosa buona. È chiaro che essere sotto contratto con una casa discografica che crede in te è un vantaggio in più perché lavori con dei professionisti, l’organizzazione è migliore. Puoi concentrarti solo sulla musica, mentre quando ti autoproduci devi essere tu a organizzare tutto il progetto.
Com'è il tuo rapporto con il web e i social?
Il mio rapporto con i social è un rapporto di odio e amore, io uso abbastanza i social. Il social che in assoluto uso di più è Instagram ma non sono il tipo che posta ogni secondo una storia di quello che sto facendo, poi soprattutto per chi fa musica i social sono una vetrina importantissima oggi. Ma dall‘altra parte i social sono una delle cause che ha portato le persone a perdere il vero valore del rispetto, e questa è una delle cose che a me non piace dell’era dei social.
Come vedi il futuro della musica?
Se si continua ad usare la musica solo per creare dei personaggi, se i talentscout continuano a rimanere seduti in uno studio televisivo e se le radio continuano a mandare le solite playlist in onda, allora il futuro della musica dal mio punto di vista non sarà molto diverso da com‘è oggi se non addirittura peggiorata. Ma io rimango ottimista, spero che si ritorni a fare di nuovo più musica suonata. Vedo sempre meno musicisti ai concerti, gli artisti si fanno accompagnare da un DJ che mette su una base e dal mio punto di vista la canzone cosi perde molto. Spero che si ritorni a suonare di più nei locali, che i talentscout girino nei locali a cercare nuovi talenti, che le radio diano spazio a artisti emergenti, spero che la musica ritorni ad essere un arte comunicativa e non più una vetrina per mettere in mostra personaggi usa e getta.