Hera è una cantante e cantautrice italiana. In questo periodo delicato si è dedicata molto alla fase creativa della musica, e ha pubblicato il suo ultimo singolo "Elettromagnetica", disponibile sui digital store dal 10 luglio 2020.
Quali sono state le esperienze che ti hanno maggiormente formato?
Iniziamo subito con una domanda complicata. Tra le esperienze che mi hanno maggiormente formato ci sono sicuramente i concerti, la sala prove tra musicisti, la gavetta nei locali, sino ad arrivare alla prima importante tournée all’estero, precisamente a New York. Ho un bellissimo ricordo legato a quei giorni di trasferta, catturare l’attenzione di un pubblico che non ti conosce è una bella sfida. Sono stata molto fortunata perché ho avuto il piacere di tornare a cantare nuovamente presso la “New York Public Library” qualche anno fa e ripetere una seconda volta questa straordinaria esperienza artistica.
Un altro tassello importante per la mia formazione è stato senz’altro la pratica in studio di registrazione. Mi ricordo che le prime volte ero terrorizzata, io che amo il contatto e il dialogo con il pubblico, non mi riconoscevo in quel luogo che allora mi sembrava solo una stanza asettica. Dopo l’esperienza ha fatto il resto e oggi non ne posso fare a meno!
E’ uscito il tuo ultimo singolo “Elettromagnetica”. Ce ne vuoi parlare?
Si, molto volentieri! Elettromagnetica è un brano che ho dentro da qualche anno, ma che per svariati motivi non ho pubblicato in precedenza. Dopo la particolare condizione che abbiamo vissuto negli ultimi mesi, ho ritenuto fosse il momento giusto per consegnarlo al pubblico e, difatti, dal 10 luglio lo potete trovare su
tutte le principali piattaforme digitali. La protagonista della storia è un robot, inspirata a qualche film di fantascienza che tratta il tema dell'intelligenza artificiale. Lei ambisce ad avere una fisicità, un elemento importante che le permetta di trovare il suo posto nel mondo reale, mentre l’alter ego maschile con il quale costruisce una relazione virtuale, si rifugia sempre di più dietro ad uno
schermo.
In realtà la storia d’amore è solo un pretesto, una metafora, un racconto col fine ultimo di condividere un messaggio importante.
Spesso ci rifugiamo nella tecnologia perché viviamo una realtà che non ci soddisfa, siamo imprigionati in ruoli e convenzioni sociali che non ci permettono di essere davvero chi vorremmo, privandoci della nostra libertà... cosi abbiamo imparato a parlare, inventare storie, vite parallele rifugiando noi stessi in questo universo parallelo, solo per sentirci liberi di essere realmente chi siamo. Una canzone accompagnata da un videoclip che ho seguito con estrema cura, affidato alla regia di Paolo Lombardo, giovane e brillante regista di adozione romana. Un lavoro di cui sono molto fiera e che se siete curiosi potrete trovare sul mio canale youtube
www.youtube.com/heraofficialchannelHD o sul sito www.herasinger.com.
Ci sono degli artisti a cui ti ispiri per la tua musica?
Le produzioni musicali di questo progetto sono assolutamente ispirate a molti degli artisti che hanno contribuito alla mia crescita. Uno su tutti è Davide Bowie che ho voluto omaggiare attraverso una rivisitazione acustica di Life on Mars, contenuta nel primo EP del progetto uscito nel 2016, dal titolo INSIDE ME.
Proprio a testimonianza del fatto che gli ascolti, le storie degli artisti che mi hanno appassionata, sono una parte imprescindibile del mio modo di sentire la musica e sono “dentro di me”. Stevie Wonder, Sting, Queen, Pink Floyd, Daft Punk, Pink, ma anche il cantautorato italiano e numerosa musica vocale, rappresentano altre fonti inesauribili d’ispirazione.
Quanto conta secondo te la passione, la costanza e la motivazione per avviare una carriera musicale?
A mio parere sono di vitale importanza. Senza questi tre elementi, ai quali aggiungerei una buona dose di resilienza, è impensabile scegliere di “sposare” questo mestiere.
Autoproduzione oggi. Qual è la tua visione?
Credo che in questo periodo storico, caratterizzato da una forte digitalizzazione, le autoproduzioni siano necessarie. Molto spesso le etichette discografiche affrontano la crisi rincorrendo le regole del mercato, adeguando le proprie proposte agli standard commerciali del momento. L’arte, però, non può seguire certe logiche, pertanto autoprodursi rappresenta una valida alternativa che concede a molti artisti la libertà di espressione, la libertà di comunicare secondo la propria volontà.
Certo non è semplice, bisogna essere costanti, avere pazienza e, soprattutto, consapevoli che la responsabilità delle scelte, giuste o sbagliate, siano le tue. Essere artista nel 2020 è una condizione molto differente da qualche tempo fa. Difatti oggi all’artista è richiesto di essere in grado di promuovere le proprie idee, essere competente in diversi settori e credibili agli occhi di numerose
figure presenti nell’ambiente musicale e con le quali si relaziona. In altre parole seguire la produzione dei suoni di un disco, prevedere la programmazione delle uscite musicali, confrontarsi con un regista per la produzione di un videoclip, insomma avere competenze e idee molto chiare.
Quali sono i pro e i contro del web e i social?
Personalmente utilizzo i social esclusivamente per entrare in contatto con le persone e dar voce al mio progetto. Secondo me se usati con il giusto equilibrio, sono una fonte inesauribile di risorse per chi, come me, si autoproduce. Il web credo lo sia altrettanto, la velocità delle informazioni e la fruibilità con le quali sono a nostra disposizione non ha eguali. Basti pensare a quanto abbiamo vissuto negli ultimi mesi, se non ci fosse stata la tecnologia dalla nostra parte, probabilmente non avremmo avuto modo di restare in contatto con il mondo circostante.
Personalmente nel corso di questa quarantena ho creato una playlist musicale dal nome #Homemade, sul mio canale YouTube.
La condivisione di video “fatti in casa” era diventato un appuntamento quasi settimanale che mi permetteva di restare in connessione “emotiva” con il pubblico, ricevere feedback, confrontarmi, avere nuovi stimoli e tutto questo mi dava l’energia giusta per non abbassare la guardia e andare avanti.
Come vedi il futuro della musica?
Spero fortemente in una rivoluzione, dobbiamo riappropriarci della bellezza. C’è tanta buona musica e non solo, mi riferisco anche al teatro, alla danza, alla pittura, nel sottobosco artistico italiano che merita di essere ascoltata.