Massimiliano Potena è un cantautore italiano. Ha fatto esperienza in diversi gruppi, spaziando dallo ska al cantautorato italiano, dal blues all'indie, dal soul alla world music, dal punk-rock al jazz. Il suo l’Album autoprodotto s'intiola "Gharbi.
Quali sono state le esperienze che ti hanno maggiormente formato?
Certamente l’esperienza maturata fin dagli anni del liceo con le mie numerose band con cui ho scritto, cantato, suonato dal vivo e registrato in studio. Oltre naturalmente alla formazione musicale che è passata attraverso lo studio del mio strumento principale, il pianoforte. Ho suonato in gruppi molto eterogenei, spaziando dallo ska al cantautorato italiano, dal blues all'indie, dal soul alla world music, dal punk-rock al jazz, nelle diverse città in cui ho vissuto in questi anni (Termoli, Roma, Senigallia, Ascoli etc). Poi a Febbraio 2019 ho deciso che era arrivato il momento di provarci come solista, componendo, cantando e suonando l’Album autoprodotto "Gharbi" (in italiano e inglese), dove ho avuto la possibilità di potermi esprimere in piena libertà, considerando anche il fatto che i brani sono stati registrati in presa diretta! Come in una jam session!
Quali sono i tuoi progetti attuali e per il futuro?
Tra i progetti attuali ci sono la preparazione dei concerti live e l’arrangiamento di nuovi brani, che ho scritto in quest’ultimo anno, 6 dei quali dovrebbero comporre il nuovo Album. Quindi come progetto futuro previsto per il 2010 c’è la registrazione in studio di nuovi pezzi, sicuramente in continuità artistica con il lavoro precedente, stavolta unicamente in lingua italiana e con un maggior lavoro di produzione.
Qual è il messaggio che vuoi trasmettere attraverso le tue canzoni?
I messaggi contenuti nei brani sono diversi: in tutti naturalmente c’è il filtro dell’esperienza personale, un filo conduttore potrebbe essere il tema del viaggio ma anche quello delle radici, questi ultimi più espliciti in brani come Termoli Blues e Monte Campo (località molisane a cui sono legato). Insomma “le radici e le ali”! In Gharbi inoltre si possono intravedere tematiche sociali, come le migrazioni (che in un certo senso possono essere considerati dei viaggi, parte integrante della storia dell’uomo, anche se oggigiorno con risvolti tragici).
Cosa pensi del panorama musicale attuale? La musica originale di oggi può essere considerata di qualità?
Nel panorama italiano attuale ci sono artisti estremamente interessanti, oltre ai cantautori storici che rimangono in attività. Ci sono i giovani promettenti della scena indie e gli ormai meno giovani (non me ne vorranno!) come ad es. Brunori Sas che producono musica di qualità, dai contenuti interessanti senza scivolare mai nella banalità e superficialità che spesso accompagna il mainstream. E poi ci sono i tanti musicisti “underground”, in particolare quelli della scena jazz italiana, poco noti ma dall’indiscusso valore artistico, anche se questo discorso va al di là della scena del “pop italiano”, pur considerando il fatto che in musica non esistono a mio parere confini rigidi.
Autoproduzione oggi. Qual è la tua visione?
L’autoproduzione si sta diffondendo sempre di più, a mio avviso per una maggiore possibilità tecnologica che facilita il fai da te, ma anche per una crisi del mercato musicale. Venendo dalla musica “indipendente” degli anni ’90 io sono abituato al concetto del “do it yourself”, che ha di positivo il fatto di essere liberi di esprimersi senza la necessità di una ricerca a tutti costi del consenso di pubblico a scapito della qualità. Sicuramente persone esperte nella produzione, distribuzione, pubblicità fanno la differenza. Ben vengano! Intanto la mia giovane etichetta di distribuzione la Pro Artfactory mi sta dando una mano per la distribuzione online.
In che modo usi il web e i social per la tua attività musicale?
Utilizzo il web e i social per far conoscere la mia musica e ormai non si può prescindere dal farlo. Se da una parte questo è un aiuto nel permettere a persone di ascoltare brani anche dall’altra parte del mondo, dall’altra si finisce in un calderone dove è molto più difficile farsi notare. Un tempo c’erano le fanzine, i raduni e il passaparola!
Come vedi il futuro della musica?
Il futuro della musica lo vedo positivo, non possiamo fare altro che migliorare, perché siamo “sulle spalle dei giganti” che ci hanno preceduto e quello di grande che hanno fatto non si può cancellare e ci serve da lezione. Anche per l’Italia vedo prospettive interessanti, d’altra parte il Bel Paese ha una storia musicale gloriosa, secolare, anche se spesso sottovalutata dagli stessi italiani.